venerdì 28 agosto 2015

La storia di Stephanie (Appendice o conferma al post precedente...)

Oggi sono produttiva, via, si è capito! Forse perché sento giungere pressante l'arrivo di settembre e inizio a voler cominciare alla grande la ristrutturazione vitale che mi sono imposta...
Subito dopo aver postato Propositi per l'anno nuovo mi trovo a leggere su Huffingtonpost - sito che adoro e che spesso mi regala gioie infinite - la storia di Stephanie Ritter che, laureatasi alla Florida State University in Teatro - ma guarda il caso - si ritrova con un debito enorme da saldare, circa 40.000 dollari (da loro, è giusto ammetterlo, le tasse universitarie sono una specie di salasso, anche se da noi non scherzano) e per far fronte a questa noia bancaria, ha deciso di mettere all'asta la propria laurea, tanto non le serve a niente, dice. (Per leggere la storia di Stephanie andate qui.)
Cominciamo dal fatto che, cara Stephanie, hai tutta la mia comprensione e, sì, hai ragione, la laurea in Teatro non serve a niente! C'è da chiedersi, allora, perché tanti di noi hanno scelto proprio quella e continuano a invadere gli atenei mondiali, armati di passione e tante speranze. Forse perché sono giovani come lo eravamo noi, vivono il Teatro come lo vivevamo noi e sperano nel futuro proprio come ci speravamo noi!
Dovremmo dirglielo, Sthephanie, che la realtà è ben diversa, dovremmo metterci in testa di bloccare le iscrizioni, di spaccare a morsi la loro emotività giovanile e strappargli speranze come fossero palloncini in mano a un bambino. Dovremmo farli stramazzare al suolo, mostrare quanto marciume saranno costretti a ingoiare per poi dire "non ce l'ho fatta!", dovremmo farlo, amica lontana.
Se tu sei con me, io ci sto. Facciamo crollare ogni umana certezza e diamo loro l'orrenda verità: del Teatro non si vive, specialmente se si perdono anni a studiarlo sui banchi di scuola.
Se vuoi vendo anche le mie, triennale e specialistica, che tanto mi ci sono a malapena gloriata due giorni, anche perché non ho fatto la festa né per l'una né per l'altra... sai dovevo lavorare per una compagnia bastarda che poi non mi ha nemmeno pagata; ma questa è un'altra storia.
Facciamolo, e che il mondo si svuoti di gente come noi che crede nell'arte, si vota a un obiettivo e spera nel domani.

Ciao Stephanie, e che il futuro ti sia amico, come spero lo sia per me.

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