mercoledì 28 ottobre 2015

#nosmoking - secondo step: la MERDA A CATASTE!

Quando si giunge alla decisione di smettere di fumare, la prima regola è: urlarlo al mondo. Ditelo a tutti: parenti, amici, vicini di casa, autista dell'autobus, parrucchiere, giardiniere, amministratore di condominio (meglio se rompipalle), dottore di famiglia, dottore non di famiglia passato lì per caso, più persone lo sapranno, più sarai costretta a mantenere fede al tuo patto. Non avrai bisogno di controllarti da sola, saranno gli occhi degli altri a farti da supervisori ogni volta che sentirai la necessità di fumare. E ricordati che ci sarà sempre qualcuno in agguato pronto a gioire se tu cadrai in tentazione mollando la tua salutare impresa (solitamente un fumatore che in passato ha tentato di smettere e non c'è riuscito).
Io ho fatto così. Ero talmente presa dall'euforia salutista che già dopo cinque giorni sbandieravo a destra e a manca la mia nuova vita da "non fumatrice"!
Chi ben comincia è a metà dell'opera, si dice, e io non volevo essere da meno. 
Il problema si è presentato appena rientrata dalle meravigliose ferie (per saperne di più leggete qui - spiego come e dove è nata questa nuova vita). Terminate le lunghe passeggiate in riva al mare, le ore trascorse a guardarsi negli occhi, a vivere al meglio ogni istante, le cene romantiche e coccolose, gli attimi vissuti ad assaporare la nuova me, mi sono ritrovata nella vita quotidiana. Ritmi, persone e paesaggi diverse hanno fatto il resto, facendomi piombare nella disperazione più nera. Come mi era saltato in mente di disfarmi dell'unica cosa che riusciva a tenermi salda alla mia vita bastarda?
Sembra assurdo, lo so. come può una sigaretta avere tanto potere? Ce l'ha, ve lo posso assicurare; altrimenti non sarebbe così difficile smettere, e per me sta diventando un calvario.
Eccola La Merda a Cataste. Un calvario che vi guiderà alla follia e alla rovina mentale, fatta di nervosismo e intolleranza, brutti pensieri e voglia di spaccare tutto, chiunque. Perché? Perché automaticamente, empiricamente, senza alcun dubbio o incertezza: appena avrete smesso di fumare, lo avrete sbandierato ai quattro venti e tutti intorno a voi saranno pronti a giudicare ogni vostra mossa, la vostra vita andrà in malora: vi si presenteranno davanti problemi cui non avreste minimamente pensato il giorno prima, si scoperchieranno vasi di pandora di cui ignoravate l'esistenza e tutto l'universo cospirerà contro di voi. Non si tratta di follia, signori, è realtà.
Tremate, perché non riuscirete più a capire il senso di ciò che si sta aprendo intorno a voi, e voragine dopo voragine, stronzo di turno dopo stronzo di turno, maledirete il giorno in cui vi siete voluti ingannare da soli, fingendovi consapevoli della vostra forza, certi che ce l'avreste fatta a qualsiasi costo.
Io ho accettato da tempo di essere fallibile e come tale mi considero, ma stavolta mi sarei aspettata di più da me stessa. Devo ricredermi: non ce la sto facendo.
Non sto fumando e attualmente sono 38 giorni che non fumo. Detto questo non ho trovato miglioramenti, psicologici quantomeno. Fisici sono indubbi, ma me ne frego dato che sto per cestinare il mio guardaroba a causa dei due culi che mi ritrovo.
Non è semplice e non mi piace. Adoro ancora l'odore del fumo, anche di quello passivo. Leccherei le dita di quelli che hanno fumato intorno a me, e mi getterei su una sigaretta almeno 10 volte al giorno.
Perché continuare, allora, se mi sta massacrando? Perché non amo perdere le scommesse e detesto il giudizio degli altri.
Allo stesso modo voglio essere onesta: se la notizia me la fossi tenuta per me, se non lo avesse saputo nessuno, se mi fossi limitata a dire "ho ridotto un po' il numero" e via dicendo, avrei ricominciato a fumare già da tempo.


giovedì 22 ottobre 2015

Bic for Her - in che senso?

Stamattina mi sono imbattuta in una chicca e non ho potuto fare a meno di pensarci per tutto il giorno. Si tratta di un video di Ellen Degeneres che, all'interno del proprio programma the ellen degeneres show, mostra un nuovo modello di penne della nota casa di produzione BIC, un modello pronto a sconvolgere per sempre il nostro modo di scrivere - e per nostro intendo quello femminile perché la penna in questione è for her, non for him, chiaro?
Essendo una patita di penne, lapis, gomme, cancelline, astucci, adesivi, scotch, ricariche, e chi più ne ha più ne metta, ed essendo al limite dell'ossessione e della compulsione, ho dovuto documentarmi. Necessitavo di controllarne il colore, perché se fossero state rosa le avrei amate, volute, ordinate e comprate. Ed ecco la vasta gamma di Bic for her che sono riuscita a reperire.





Devo ammetterlo, a me piacciono e molto, ma non certo perché sono femmina, quanto piuttosto perché amo il rosa e ciò che gli ruota attorno. Ormai lo avete capito e se non vi fosse stato chiaro prima, adesso avete la conferma del mio essere PINKpunkgirl, ciò non significa, però, che riesca a comprendere un'operazione marketing di questa portata. Forse il mio cervello da femmina ammaliata dal rosa sta facendo acqua da tutte le parti, ma la reputo di uno squallore cosmico. Io stessa che vestirei di rosa sempre, giorno e notte, estati e inverni, che ho riempito il mio astuccio rosa di penne rosa che scrivono rosa (qualcuna anche di blu, lo ammetto), di gomme rosa, di cancelline rosa, di trincetti rosa, di lapis rosa, di righelli rosa, devo continuare?!, ritengo una castroneria tale questa operazione, che mi verrebbe di urlare sino allo sfinimento in faccia al cretino che l'ha escogitata. Poi, lo abbraccerei e gli farei i complimenti, perché ci ha dato il senso del reale, di un mondo in cui possono esistere a buon diritto e senza che nessuno debba indignarsi, luccicanti penne for her.
Non sono una femminista ossessionata dalla parità dei sessi, né mi ritengo uguale agli uomini. Donna e uomo hanno esigenze diverse, fisicamente, biologicamente e mentalmente, e di questo sono fermamente convinta; così come sono altrettanto convinta che entrambi i sessi meritino gli stessi diritti e trattamenti di fronte alla legge, al lavoro, allo studio, all'amore, al sesso, al tutto. 
Non voglio fare delle Bic for her il baluardo della propaganda sessista che ancora si muove nella nostra società, perché non lo sono, per quanto siano di una tristezza epica. Il vero problema è altro ed è talmente radicato da risalire al fondamento della nostra società maschilista, di cui la nostra lingua ne è il più chiaro esempio. Non possiamo meravigliarci se nel 2015 ci propinano ancora la penna da donna e da uomo, e i perché sono tanti:
  1. Perché ancora accettiamo che ci venga chiesto di fare pompini per una parte a Teatro o al Cinema, per un posto di lavoro, per un avanzamento di carriera, per qualsiasi cosa - non ditemi di no, e non scandalizzatevi per le parole forti... siate seri/serie e fatela finita con i "oh, ha detto pompini!"...
  2. Perché in qualsiasi pubblicità che si rispetti, di qualsiasi prodotto si tratti e in qualsiasi piattaforma la si incontri - televisione, web, stampa che sia - c'è una donna nuda e a noi va bene.
  3. Perché siamo fermi ai tempi in cui: hai un utero quindi devi procreare. Se scegli di non farlo: che tu sia maledetta. Se non puoi farlo: poverina, puoi sempre adottarne uno no?
  4. Perché fingiamo di essere emancipate, ma aspettiamo che il principe azzurro venga a salvarci, ci restiamo male quando ci accorgiamo che non esiste, ci sfiniamo di antidepressivi e rasiamo a zero il conto in banca con shopping compulsivo, e ci accontentiamo di dire la frase più fatta della storia: "chi non mi ama non mi merita", quando ci siamo fatte calpestare per mesi da un cretino convinto che il centro dell'universo fosse il suo pisello e i cinque minuti in cui era in grado di farlo funzionare.
  5. Perché ancora la donna è donna e resta tale, ma nel nostro mondo essere donna ha il significato di "da meno", e noi ci crediamo pure.
Non entro in merito di temi più alti e complessi cui l'argomento donna si porta con sé. Penso solo che il motivo per cui sul mercato appaiano oggetti del genere e di genere si radica in ciò che siamo e in come viviamo, in quello che abbiamo accettato come tale, senza renderci conto che ne avremmo pagato il prezzo.
Indignarsi per le penne for her è come voler costruire una casa, iniziando con comprare le tende per il soggiorno - meglio se a fiorellini rosa.
Le Bic for her sono apparse sul mercato nel 2012, la puntata di Ellen è andata in onda il 12 ottobre 2012 e ve la riporto qui sotto, perché a dispetto di ciò che si può dire o pensare, fa morire dal ridere. 
Inoltre mi sono imbattuta in un divertente articolo del 3 settembre 2012 Bic "For Her", la penna suscita polemiche e sarcasmo in rete dove si prendono in esame anche i commenti degli utenti di Amazon particolarmente indispettiti da questa operazione.

A me il tutto fa sorridere, e forse le comprerei anche le Bic for her, perché il rosa mi piace e le penne sbrilluccicose sono sempre state un must nel mio astuccio. 

martedì 13 ottobre 2015

#nosmoking - primo step: La CICCIOSITA'

Eccomi in tutto il mio splendore domenica pomeriggio al battesimo di Marta. Come potete notare dalla foto - e ho teso a mettere la peggiore della serie, almeno si vede la problematica che vorrei porre alla vostra attenzione - mi sto trasformando in un Cicciobombacannoniere. Cosce, sedere, pancia, fianchi e lonze ringraziano la mia decisione di smettere di fumare, dato che si stanno gonfiando come una palla e stanno prendendo la residenza. Sì, fra poco si promuoveranno a provincia. Insomma, tutto il lavoro fatto negli ultimi anni, il controllo del peso, le innumerevoli diete - da quella del crescione a quella delle proteine anche a colazione - se ne stanno andando nel cestino: sto ingrassando e questo è una dato di fatto. 
Vero, non rasento l'obesità cronica, ma l'ho ampiamente superata in età adolescenziale, e ho sconfinato senza ritegno in disordini alimentari più disparati, oscillando fra Bulimia e Anoressia, da abbuffate a digiuni, e me la sono vista brutta, dentro e fuori.
Per questo temo molto i quattro chili presi, li temo come un mostro che si sta nuovamente impossessando di me, perché una volta che sei stato obeso, lo resti sempre, anche se il tuo giro vita diventa 50 cm. Se sei cresciuto grasso, lo sarai in eterno, qualsiasi specchio tu possa comprare e qualsiasi taglia tu possa raggiungere, e ti basterà un attimo per perdere tutto il grande lavoro che hai fatto in anni e anni di sofferenze, diete drastiche e dolorose, emotivamente e fisicamente. 
Non sono d'accordo con chi mi ripete: "Meglio 10 chili che una sigaretta", non per me, non se devo iniziare nuovamente a sentire impulsi sbagliati, ad avvertire istinti malsani e psicosomaticamente deleteri. 
Fermi tutti: questo significa che ritornerò a fumare, e a quel paese tutti i giorni passati senza la maledetta sigaretta? NO! Per tutta la vita NO! Ma devo correre ai ripari, senza alcun dubbio.
Provo una fame infinita, senza fondo, a qualsiasi ora, in qualsiasi momento. Il mio stomaco gruglia, urla direi, richiede di essere saziato, e sto facendo una fatica enorme per controllare i miei istinti famelici. Mi metto a cantare, faccio flessioni, addominali, scrivo sul mio diario rosa fluo, leggo un libro, faccio training teatrale anche mentre aspetto il treno, esercizi di respirazione come se non ci fosse un domani.... ma quando mi metto a tavola, per quanto cerchi di trattenermi, mangio pur sempre di più di quanto mangiavo prima... ed eccolo lì, il culo che dilaga, la pancia che non sta più nei pantaloni, le lonze che troneggiano dalla maglietta... 
la traggedia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cari amici, non solo smettere di fumare è difficile, non solo ti mette a dura prova, ma ti fa ingrassare a dismisura, ti stressa, ti stanca, ti fa arrabbiare, non ti fa dormire, ti strazia e ti inganna...
è vero che starai meglio, ma con un culo grosso come due cocomeri da record.
Quindi mettetevi in testa che, se volete smettere di fumare: o vi preparate per tempo a una vita di stenti e culi enormi, o mettete in conto tempo per la palestra e una dieta equilibrata, sana e salutare a tavola. Lotterete contro la voglia di accendere una sigaretta a tutte le ore, e quando quella stronza si prende una pausa, subentrerà la fame nera!
Io vi ho avvisati...
Per questo #nosmoking si sta pian piano avvicinando a #fisioterapiarules... devo attivare un percorso di esercizi di una certo livello se voglio evitare di dovermi rifare il guardaroba!

giovedì 1 ottobre 2015

Ciao mi chiamo Caterina e sono una (spero) ex tossicodipendente

A questo punto dovreste salutarmi biascicando - anche mentalmente va bene - il "Ciao Caterina" noioso e cantilenante, tipico delle sedute di ex-alcoolisti o tossicodipendenti cui i telefilm americani ci hanno abituati.
Sono stata una tossicodipendente e non me ne vergogno, non adesso che ne sto uscendo, o quantomeno "sto cercando di", dovrei dire, perché esserne uscita significherebbe non sentire questo assurdo e devastante disagio del non avere più la mia meravigliosa e saporitissima droga: la nicotina. Dio il suo odore, quasi una specie di richiamo alla vita; annusare le mani di qualcuno che ha fumato era per me da piccola un'abitudine che si compiva di fronte agli occhi attoniti di mia madre, fumatrice anche lei, ma non amante delle sigarette quanto me. Io non amo le sigarette in realtà, adoro il tabacco, adoro farmele, crearla nelle mie mani, plasmarla a seconda delle esigenze: fine e "da due tiri" se non ho molto tempo per potermela gustare - se sta arrivando il treno, ad esempio - e per quanto non abbia che pochi secondi, non ne voglio buttare via neanche un soffio; o bella panciuta e soddisfacente, per fumate "a lungo termine", magari in compagnia di qualcuno - fumatore anche lui - o di un bel libro, del computer, del film di turno, del viaggio in macchina, dell'insonnia, del "sempre", perché un fumatore che si rispetti ha sempre una scusa per potersene accendere una.
Mi girano le palle
sono triste
sono felice
sono stanca
sono annoiata
sono assonnata
non riesco a dormire
ho fame
non ho fame 
ho fatto l'amore
non ho fatto l'amore
devo conoscere uno/a
devo darmi un contegno
devo sembrare sicuro/a
devo sembrare di classe
devo essere alla mano
devo consolarmi in qualche modo
devo regolarmi in qualche modo
devo arrivare a quell'ora, dai, manca poco...

Non hanno importanza i sono, non sono o devo della situazione: se sei un fumatore andrà bene qualsiasi cosa, pur di mettere in bocca una sigaretta e ogni volta ti illuderai di trovarvi giovamento, sempre, perché a te la sigaretta piace, ti piace l'odore, il sapore, la sensazione che ti dona a ogni boccata, il senso di libertà e fierezza che ti concede, anche solo per pochi istanti!
Il gesto soprattutto, quella specie di danza delle dita se sei un amante del drum - senza macchinetta per favore, i drummini si fanno a mano, punto e basta! Non voglio più tornare sull'argomento.
Apri il pacchetto di tabacco, lo metti fra indice e medio, e con l'indice tieni anche la cartina, il filtro ce l'hai in bocca, mentre con l'altra mano selezioni il tabacco da inserire - a seconda delle suddette esigenze. Chissà come mai ce ne va sempre un pochino di troppo e sei costretto a toglierne quel tanto che basta per farne un quantitativo accettabile, ma quando hai terminato di rullare, hai leccato la cartina, e con un gioco di pollici e indici, ruoti verso il cielo quella meraviglia di pochi centimetri, profumata e potente, la pace è raggiunta. Accendino, una fiammata e via, ecco sopraggiungere il piacere. E' questo che mi manca, tutto questo mondo racchiuso in un piccolo gesto che dilatato diviene poesia.

E' da domenica 20 settembre 2015 che non metto in bocca una sigaretta, ovvero dalle 19:30 circa di quella strana e distruttiva domenica in cui ho assaporato ciò che non credevo sarebbe stata la mia ultima sigaretta - altrimenti il rito lo avrei compiuto con maggior cura, anche in onore dei numerosi anni trascorsi l'una accanto all'altra. Vi starete chiedendo: Perché Caterina ti ostini a farti del male andando a sviscerare ogni particolare? Perché descrivere al dettaglio anche il più piccolo gesto legato al "fumo", arrivando a usare termini quali "danza" "poesia"? Perché ne ho bisogno, perché se non posso fumarla, almeno la racconto, e quasi mi sembra di averla fumata davvero quella maledetta sigaretta; in un certo senso mi sta appagando sì, mi sta togliendo quella sensazione di incazzatura devastante e travolgente che mi vedrebbe ingoiare un pacchetto intero, mangiarmelo direttamente - altro che sfumacchiarlo...

Perché ho deciso di smettere, poi, questa me la devo proprio spiegare!? Sono i miei polmoni che sto intossicando, mica quelli del mondo, e dei miei polmoni faccio quello che mi pare, a prescindere dal fatto che faccia loro bene o meno.
Mi ero detta che non avrei voluto essere una trentenne fumatrice, però, devo ammetterlo. Appena compiuti i fatidici 30, avrei gettato il pacchetto nel cestino e avrei detto addio per sempre a quella vita di fumo e bocche amare, per la gioia del mio corpo e del mio amodes che con tanta pazienza e sopportazione, non si era mai permesso né di giudicarmi, né di chiedermi si smettere (nonostante fosse asmatico e gli provocasse tosse e fastidi quando mi era accanto).
E poi che è successo? Il mio compleanno è passato in sordina, buttato là in un lunedì uguale a tanti altri, con qualche festeggiamento durante il lavoro e di prima mattina in casa del mio amodes. Sì perché quella meraviglia che mi ritrovo come fidanzato, ginnasta a livello agonistico, il giorno prima aveva visto bene di sfracellarsi in gara, sbriciolandosi il malleolo. Quindi che cosa c'era da festeggiare, che alle 8:00 del mattino eravamo belli pimpanti all'ospedale, pronti per il ricovero? Suvvia, ce ne sarebbero stati altri di compleanni - speravo - ma l'aver buttato nel cesso proprio il trentesimo, mi ha bruciato non poco, e mi brucia ancora, per quanto la colpa sia da imputare al destino bastardo.
Perché avrei dovuto smettere di fumare allora? E ho continuato, per un anno intero, dandoci sotto come se mi fosse stato concesso il lusso di drogarmi allegramente e giustificatamente; lo facevo con gusto, anche troppo.
Inutile, però, trovare scuse: non riuscivo a smettere, e non perché non ci fossero state le giuste contingenze. Se vuoi smettere basta un istante, l'attimo giusto in cui di fronte a un bivio scegli destra o sinistra, con un 50% di possibilità di acciaccare una merda il più delle volte, ma in questo caso di scelte sbagliate ce n'è una sola ed è evidente: continuare a fumare.
Poi il mio amodes prenota una vacanza di 10 giorni a settembre, destinazione Sardegna, "Hai bisogno di staccare!" mi dice, "quest'anno senza scuse, ci facciamo una bella vacanza insieme". Peccato che mi ritrovo a partire il 18 settembre sera, al porto di Livorno, con la febbre a 38; passo una nottata d'inferno sdraiata per terra, tremando come una foglia e maledicendo il mare troppo mosso per il mio stomaco; arriviamo al villaggio che nemmeno mi ricordo come abbiamo fatto, mi butto su letto e lì resto per due giorni: i due giorni più brutti dell'anno. La notte successiva la passo piangendo per il dolore alla testa, amodes che corre per tutto il villaggio alle 3:00 di notte in cerca del dottore che non c'è, e la giornata trascorre in maniera devastante fra un aulin e una tachipirina... e dopo tutto questo, alle 19:30 quando riesco a stare in piedi per la prima volta dopo giorni, la prima cosa che mi viene in mente di fare non è godermi il panorama con quel santo che ha vegliato su di me notte e giorno, NO! Mi accendo una merda di sigaretta, e mi rendo conto di mangiare la merda vera. Mi arriva una boccata di catrame talmente tanto amaro da farmi rimpiangere di essermi alzata. Mi sono fatta così schifo che me la sono finita tutta quella merda, e lo ripeterò fino a farmi male, era pura merda. L'ho assaporata tutta, fino all'ultimo tiro, e mentre osservavo quella vista mozzafiato, mi vedevo da fuori piccola e mediocre, stupida e fallibile, così brutta che avrei voluto graffiarmi la faccia fino a trasformarla nell'orribile visione che avevo di me.
E ho detto: Fanculo! Fanculo alle sigarette e a quello che si portano dietro, io smetto.
Ho chiuso tabacco, cartine e filtri nel luogo più recondito della valigia, e ho deciso che per tutta la vacanza non li avrei più toccati. E così è stato, senza alcuna fatica, senza nessun rimpianto. Ho smesso addirittura di bere caffè, per evitare di avere lo stimolo di accendermene una...

Ma il rientro nella quotidianità non è stato così leggero come avevo sperato. Riprendere le abitudini senza la mia fedele compagna fumante si sta rivelando un vero percorso in salita, e mi sono trovata in un giorno a combattere con me stessa come se fossi schizofrenica pura: due Caterine che litigano sul da farsi e si insultano a vicenda.

"Dai ma una sigaretta che mi fa? Posso fumarla e smettere lo stesso, ma gradualmente!"
"Cretina, infida, e stupida ragazzina, così non smetterai mai! Fai 50 addominali piuttosto, così scemi quella pancia da chiattona!!!!!"

Eccomi in una battaglia all'ultimo sangue fra il bene e il male, fra il diavolo che è in me e il buon senso che dovrei avere e che sto credendo di non trovare più.
MA NON VOGLIO MOLLARE!

Perché pensare che una cosina lunga qualche centimetro, sia più forte della mia volontà, mi fa pena, troppa pena per poterlo accettare.
E io sono forte più di lei, che è una droga, e dovremmo cominciare a chiamarla come tale!