Uno è la fascia che vedete al medio sinistro, una semplice fascia di metallo, con sopra incisi quattro scorpioni (o cinque non ricordo bene). E' stato il primo anello che amodes (l'amore della mia vita) mi ha regalato. Stavamo insieme da quindici giorni e lui, nella sua meravigliosa semplicità, mi regalò un anello con il mio segno inciso sopra: "Ho visto prima che lo guardavi... ti piaceva... te l'ho preso". Un gesto così piccolo per lui, un legame infinito per me. Ecco quello che contiene. Legami, affetti, ricordi.L'altro anello è quello che nella foto sopra porto al medio destro. Me lo aveva regalato un mio amico, per un motivo ben preciso. Quando avevo sedici anni avevo un anello a fascia semplice, che tenevo al pollice. Non me lo toglievo mai, era sempre con me. Ci giocavo mentre parlavo e mi identificava come persona per chi mi conosceva abbastanza bene da aver trascorso del tempo al mio fianco. Una di queste persone era (ed è) il mio migliore amico, che qualche anno dopo, fu costretto ad adempiere alla leva obbligatoria; non poteva più rinviare per via dei suoi studi, il paese chiamava e lui doveva partire. Per me fu un duro colpo, eravamo sempre insieme, io e lui, compagni di avventure e disavventure del caso, a sperimentare la vita a suon di risate. Lo immaginai nella caserma, da solo, in un mondo dove di risate ce n'erano sì, ma anche tanti silenzi e facce brutte, e decisi di dargli il mio anello: "Portalo con te, saprai che qualcuno a casa aspetta il tuo ritorno." Partì. Ci sentivamo non tanto spesso, non aveva tutta questa libertà, ma quando lo facevamo batteva sulla cornetta del telefono il mio anello, quello che si era messo al collo: "Lo porto sempre con me!" e io stavo bene. Eravamo uniti e vicini, nonostante tutto. Quando tornò a casa la prima cosa che fece fu rendermi l'anello:"è un po' consunto, ma facendolo lucidare torna come nuovo. Grazie, mi è servito per sentire che casa non era poi così lontana.""Tienilo tu - dissi - ormai è tuo. Ti dirà che ovunque andrai potrai tornare, io ci sarò, e che dovunque andrò potrò tornare, tu ci sarai!" E così fu. Quell'anello ci teneva legati, l'uno all'altra, a prescindere da chiunque entrasse nella nostra vita. Poi un giorno uscimmo, una sera come tante, di quelle che avevamo trascorso mille volte insieme e con una scusa banale: "Apri il portaoggetti, me lo prendi quel sacchetto?" mi porse una scatolina, "è tuo, così anche tu avrai qualcosa che ti conduce a me". Era un anello, quell'anello al mio dito medio destro nella foto sopra, con tre cerchi, uno più grande al centro e due più piccoli ai lati, e due piccole pietre sopra a quello centrale.Ecco il contenuto del mio sacchettino, pezzi della mia vita che sono belli, di quei momenti di cui hai bisogno per capire che non tutto è perduto, nonostante il mondo ti dimostri il contrario. Domenica mattina sono sicura di averlo avuto ancora al collo, e anche domenica pomeriggio, ma non essendone sicura, spiegherò il percorso fatto da domenica pomeriggio a lunedì pomeriggio - 24 ore in cui il sacchettino si è perso nell'universo!Firenze: Domenica pomeriggio ore 16:00 ho preso la tranvia alla fermata Talenti in direzione Stazione centrale.Ore 16:30 sono stata alla mostra Bellezza Divina a Palazzo Strozzi.Ore 19:13 ho preso il treno regionale da Firenze Santa Maria Novella diretto a Foligno, davanti a me erano seduti due ragazzi: uno sulla trentina e del Valdarno (era una faccia conosciuta, ma non ricordavo dove lo avessi visto), l'altro in età compresa fra 16 e 19 anni, amico delle due ragazze sedute alla mia sinistra, intente a leggere e ascoltare musica. Sono scena a San Giovanni Valdarno e sono tornata a casa.Lunedì pomeriggio - ore 16:10 circa - ho parcheggiato dietro la Stazione di San Giovanni Valdarno, ho fatto il sottopassaggio, attraversato Corso Italia, piazza Cavour ed entrata all'Acli dove faccio lezione di Teatro tutti i lunedì pomeriggio. Quando mi sono spogliata per fare lezione con gli allievi il sacchettino non c'era più.So che può sembrare un'impresa impossibile, ma credo nell'umanità e so che il sacchettino può tornare a casa. Ci vogliamo provare? Diffondete ovunque! Facciamo girare la notizia, prendete la foto, fate post... Dimostriamoci che siamo meglio di come ci dipingono e che l'onestà esiste ancora! Grazie e che #riportiamoilcuoreacasa abbia inizio!
Sono una #Pinkgirl che sembra punk ma non lo è. Scrivo di tutto e di niente - e la cosa mi piace!
martedì 19 gennaio 2016
Oggetti smarriti... e se ci riuscissimo a farli tornare a casa?
Uno è la fascia che vedete al medio sinistro, una semplice fascia di metallo, con sopra incisi quattro scorpioni (o cinque non ricordo bene). E' stato il primo anello che amodes (l'amore della mia vita) mi ha regalato. Stavamo insieme da quindici giorni e lui, nella sua meravigliosa semplicità, mi regalò un anello con il mio segno inciso sopra: "Ho visto prima che lo guardavi... ti piaceva... te l'ho preso". Un gesto così piccolo per lui, un legame infinito per me. Ecco quello che contiene. Legami, affetti, ricordi.L'altro anello è quello che nella foto sopra porto al medio destro. Me lo aveva regalato un mio amico, per un motivo ben preciso. Quando avevo sedici anni avevo un anello a fascia semplice, che tenevo al pollice. Non me lo toglievo mai, era sempre con me. Ci giocavo mentre parlavo e mi identificava come persona per chi mi conosceva abbastanza bene da aver trascorso del tempo al mio fianco. Una di queste persone era (ed è) il mio migliore amico, che qualche anno dopo, fu costretto ad adempiere alla leva obbligatoria; non poteva più rinviare per via dei suoi studi, il paese chiamava e lui doveva partire. Per me fu un duro colpo, eravamo sempre insieme, io e lui, compagni di avventure e disavventure del caso, a sperimentare la vita a suon di risate. Lo immaginai nella caserma, da solo, in un mondo dove di risate ce n'erano sì, ma anche tanti silenzi e facce brutte, e decisi di dargli il mio anello: "Portalo con te, saprai che qualcuno a casa aspetta il tuo ritorno." Partì. Ci sentivamo non tanto spesso, non aveva tutta questa libertà, ma quando lo facevamo batteva sulla cornetta del telefono il mio anello, quello che si era messo al collo: "Lo porto sempre con me!" e io stavo bene. Eravamo uniti e vicini, nonostante tutto. Quando tornò a casa la prima cosa che fece fu rendermi l'anello:"è un po' consunto, ma facendolo lucidare torna come nuovo. Grazie, mi è servito per sentire che casa non era poi così lontana.""Tienilo tu - dissi - ormai è tuo. Ti dirà che ovunque andrai potrai tornare, io ci sarò, e che dovunque andrò potrò tornare, tu ci sarai!" E così fu. Quell'anello ci teneva legati, l'uno all'altra, a prescindere da chiunque entrasse nella nostra vita. Poi un giorno uscimmo, una sera come tante, di quelle che avevamo trascorso mille volte insieme e con una scusa banale: "Apri il portaoggetti, me lo prendi quel sacchetto?" mi porse una scatolina, "è tuo, così anche tu avrai qualcosa che ti conduce a me". Era un anello, quell'anello al mio dito medio destro nella foto sopra, con tre cerchi, uno più grande al centro e due più piccoli ai lati, e due piccole pietre sopra a quello centrale.Ecco il contenuto del mio sacchettino, pezzi della mia vita che sono belli, di quei momenti di cui hai bisogno per capire che non tutto è perduto, nonostante il mondo ti dimostri il contrario. Domenica mattina sono sicura di averlo avuto ancora al collo, e anche domenica pomeriggio, ma non essendone sicura, spiegherò il percorso fatto da domenica pomeriggio a lunedì pomeriggio - 24 ore in cui il sacchettino si è perso nell'universo!Firenze: Domenica pomeriggio ore 16:00 ho preso la tranvia alla fermata Talenti in direzione Stazione centrale.Ore 16:30 sono stata alla mostra Bellezza Divina a Palazzo Strozzi.Ore 19:13 ho preso il treno regionale da Firenze Santa Maria Novella diretto a Foligno, davanti a me erano seduti due ragazzi: uno sulla trentina e del Valdarno (era una faccia conosciuta, ma non ricordavo dove lo avessi visto), l'altro in età compresa fra 16 e 19 anni, amico delle due ragazze sedute alla mia sinistra, intente a leggere e ascoltare musica. Sono scena a San Giovanni Valdarno e sono tornata a casa.Lunedì pomeriggio - ore 16:10 circa - ho parcheggiato dietro la Stazione di San Giovanni Valdarno, ho fatto il sottopassaggio, attraversato Corso Italia, piazza Cavour ed entrata all'Acli dove faccio lezione di Teatro tutti i lunedì pomeriggio. Quando mi sono spogliata per fare lezione con gli allievi il sacchettino non c'era più.So che può sembrare un'impresa impossibile, ma credo nell'umanità e so che il sacchettino può tornare a casa. Ci vogliamo provare? Diffondete ovunque! Facciamo girare la notizia, prendete la foto, fate post... Dimostriamoci che siamo meglio di come ci dipingono e che l'onestà esiste ancora! Grazie e che #riportiamoilcuoreacasa abbia inizio!
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