martedì 19 gennaio 2016

Oggetti smarriti... e se ci riuscissimo a farli tornare a casa?

Ciao a tutti,è tanto che non scrivo, perché fondamentalmente non avevo niente da dire. Il 2015 era stato duro e difficile quanto il 2013 e il 2014, avevo sperato di risollevarne le sorti con il blog e la fisioterapia, ma quando dentro senti che qualcosa non torna, ha poco senso nasconderti dietro  un dito. Ieri, però, è successa una cosa che mi ha profondamente colpita e intendo colpita come un fulmine al cuore!Chi mi conosce lo sa, non sono un'amante di gioielli e preziosi in senso stretto: se non hanno un valore affettivo non racchiudono alcun interesse per me; non mi sfracello sulle vetrine luccicanti delle gioiellerie, la bigiotteria non mi attrae come una gazza ladra e se devo ricevere un regalo preferisco un libro... ma quando quel gioiello rappresenta un affetto forte, unico e speciale, allora tutto cambia.Qualche tempo fa comprai un cosiddetto "Sacchettino di protezione" una collana di corda con in fondo un sacchettino (nel mio caso di velluto verde acqua scuro) al cui interno era possibile mettere quello che si voleva: l'importante era che avesse una valenza affettiva tale da proteggerti nel corso della giornata. Io credo poco, anzi, non credo per niente, e dopo un trascorso cristiano da ultras (catechismo presenze 10/10 - messe in una settimana mi vergogno quasi a dirlo - membro del coro della chiesa - basta che sennò mi sento male!) la mia fede si è spostata in altri contesti, più cosmologici che teologici, per spiegarmi meglio: credo nell'energia dell'uomo e della natura, non in una forza divina (di qualsiasi sorta o provenienza) che segni le nostre decisioni, destini e via dicendo. Negli affetti credo ancora di più. Nelle persone che ti amano e te lo dimostrano sempre, non quando fa loro comodo, o capita per caso, no! Di quelle per cui tu vali tanto e te lo dicono giorno dopo giorno, che se stai male ci sono, se stai bene ci sono, se non le vuoi ci sono ancora di più, perché sanno che la solitudine ti uccide e ti conoscono meglio di quanto tu ti conoscerai mai. Di quelle rare, che non a tutti capita di incontrare, ma se le trovi sei costretto a credere di nuovo nel genere umano, anche se in passato ti ha deluso tanto e continua a deluderti: loro sono in grado di spazzare via il brutto nell'uomo, di regalarti fiducia nel prossimo. Insomma, sono rare, ma ci sono e quando ti regalano qualcosa tu lo tieni stretto a te come fosse parte della tua carne.Questo io ho fatto. Giravo e rigiravo il sacchettino nelle mani, immaginando cosa ci potesse essere dentro di tanto potente da farmi sentire protetta, e la soluzione arrivò da sola: due anelli di non molto valore economico, ma affettivo quello sì. Li avevo portati al dito uniti tanto e tanto a lungo da farmi venire un callo, li tenevo da sei anni al dito... sei lunghissimi anni in cui quelle due presenze mi hanno protetta nonostante tutto. Solo che ora le mie dita ospitavano altri anelli, importanti anch'essi, e non riuscivo a portarli più. Li ho messi nel sacchettino perché fossero sempre con me, proprio come lo erano stati per ben sei anni.E ieri, quando mi cambiavo in sala con gli allievi nani malefici che scorrazzavano di qua e di là e mi sono sentita vuota al petto mi si è fermato il sangue. Ho pensato come e dove potevo aver perduto il sacchettino, ho svuotato le borse, cercato fra i vestiti, mi sono spogliata e rivestita interamente. Il mio sacchettino non c'era più. Sarei corsa indietro, avrei fatto la strada di nuovo tutta, sino alla macchina, ma non potevo. Ero responsabile dei bambini, e nessuno poteva sostituirmi. Non ero sicura di averlo perso lì, è vero, ma facendo la strada a ritroso almeno avrei evitato di sentirmi inutile nel non fare niente...Ho continuato a lavorare confortandomi con l'idea: "lo hai lasciato a casa... tranquilla!" Ma rientrando la sera tardi, la mia camera è risultata vuota. Nessun sacchettino ad accogliermi, a dirmi: "Ehi, mi avevi lasciato qui, vedi? Non vado da nessuna parte se non al tuo collo...".Strano come la perdita di una piccola cosa possa risultare così distruttiva. A me quell'oggetto (e ciò che conteneva soprattutto) faceva stare bene, era un modo per sentire quelle persone vicine al mio cuore, e per sempre al mio fianco. E adesso sono triste, nel vero senso della parola, triste e arrabbiata perché so che chiunque lo abbia trovato, col cavolo che me lo riporterà! E se invece non fosse così? Se la persona in questione - pur tentata dal suo contenuto - avesse in mente di restituirlo al suo legittimo proprietario, perché ritiene sia un oggetto importante per chi lo ha perduto? Sì, voglio avere fiducia nel genere umano. Dimostriamo al mondo di cosa è capace l'uomo se si mette in testa di fare qualcosa di bello, e in fondo è una piccolissima cosa... restituire un oggetto al suo proprietario, dovrebbe essere insito nell'uomo e spero che lo sarà anche stavolta, anzi ne sono sicura.L'oggetto in questione è quello che vedete nella foto in alto, pendente al mio collo, vicino a #poldino (di cui un giorno vi parlerò, promesso). Fra l'altro nella foto in questione potete notare uno degli anelli ancora al mio dito medio sinistro, ma metto una foto più nitida così capite meglio.
Uno è la fascia che vedete al medio sinistro, una semplice fascia di metallo, con sopra incisi quattro scorpioni (o cinque non ricordo bene). E' stato il primo anello che amodes (l'amore della mia vita) mi ha regalato. Stavamo insieme da quindici giorni e lui, nella sua meravigliosa semplicità, mi regalò un anello con il mio segno inciso sopra: "Ho visto prima che lo guardavi... ti piaceva... te l'ho preso". Un gesto così piccolo per lui, un legame infinito per me. Ecco quello che contiene. Legami, affetti, ricordi.L'altro anello è quello che nella foto sopra porto al medio destro. Me lo aveva regalato un mio amico, per un motivo ben preciso. Quando avevo sedici anni avevo un anello a fascia semplice, che tenevo al pollice. Non me lo toglievo mai, era sempre con me. Ci giocavo mentre parlavo e mi identificava come persona per chi mi conosceva abbastanza bene da aver trascorso del tempo al mio fianco. Una di queste persone era (ed è) il mio migliore amico, che qualche anno dopo, fu costretto ad adempiere alla leva obbligatoria; non poteva più rinviare per via dei suoi studi, il paese chiamava e lui doveva partire. Per me fu un duro colpo, eravamo sempre insieme, io e lui, compagni di avventure e disavventure del caso, a sperimentare la vita a suon di risate. Lo immaginai nella caserma, da solo, in un mondo dove di risate ce n'erano sì, ma anche tanti silenzi e facce brutte, e decisi di dargli il mio anello: "Portalo con te, saprai che qualcuno a casa aspetta il tuo ritorno." Partì. Ci sentivamo non tanto spesso, non aveva tutta questa libertà, ma quando lo facevamo batteva sulla cornetta del telefono il mio anello, quello che si era messo al collo: "Lo porto sempre con me!" e io stavo bene. Eravamo uniti e vicini, nonostante tutto. Quando tornò a casa la prima cosa che fece fu rendermi l'anello:"è un po' consunto, ma facendolo lucidare torna come nuovo. Grazie, mi è servito per sentire che casa non era poi così lontana.""Tienilo tu - dissi - ormai è tuo. Ti dirà che ovunque andrai potrai tornare, io ci sarò, e che dovunque andrò potrò tornare, tu ci sarai!" E così fu. Quell'anello ci teneva legati, l'uno all'altra, a prescindere da chiunque entrasse nella nostra vita. Poi un giorno uscimmo, una sera come tante, di quelle che avevamo trascorso mille volte insieme e con una scusa banale: "Apri il portaoggetti, me lo prendi quel sacchetto?" mi porse una scatolina, "è tuo, così anche tu avrai qualcosa che ti conduce a me". Era un anello, quell'anello al mio dito medio destro nella foto sopra, con tre cerchi, uno più grande al centro e due più piccoli ai lati, e due piccole pietre sopra a quello centrale.Ecco il contenuto del mio sacchettino, pezzi della mia vita che sono belli, di quei momenti di cui hai bisogno per capire che non tutto è perduto, nonostante il mondo ti dimostri il contrario. Domenica mattina sono sicura di averlo avuto ancora al collo, e anche domenica pomeriggio, ma non essendone sicura, spiegherò il percorso fatto da domenica pomeriggio a lunedì pomeriggio - 24 ore in cui il sacchettino si è perso nell'universo!Firenze: Domenica pomeriggio ore 16:00 ho preso la tranvia alla fermata Talenti in direzione Stazione centrale.Ore 16:30 sono stata alla mostra Bellezza Divina a Palazzo Strozzi.Ore 19:13 ho preso il treno regionale da Firenze Santa Maria Novella diretto a Foligno, davanti a me erano seduti due ragazzi: uno sulla trentina e del Valdarno (era una faccia conosciuta, ma non ricordavo dove lo avessi visto), l'altro in età compresa fra 16 e 19 anni, amico delle due ragazze sedute alla mia sinistra, intente a leggere e ascoltare musica. Sono scena a San Giovanni Valdarno e sono tornata a casa.Lunedì pomeriggio - ore 16:10 circa - ho parcheggiato dietro la Stazione di San Giovanni Valdarno, ho fatto il sottopassaggio, attraversato Corso Italia, piazza Cavour ed entrata all'Acli dove faccio lezione di Teatro tutti i lunedì pomeriggio. Quando mi sono spogliata per fare lezione con gli allievi il sacchettino non c'era più.So che può sembrare un'impresa impossibile, ma credo nell'umanità e so che il sacchettino può tornare a casa. Ci vogliamo provare? Diffondete ovunque! Facciamo girare la notizia, prendete la foto, fate post... Dimostriamoci che siamo meglio di come ci dipingono e che l'onestà esiste ancora! Grazie e che #riportiamoilcuoreacasa abbia inizio!