lunedì 17 agosto 2015

Il fallimento della razza umana

Sono appena rientrata a casa da una seduta di fisioterapia alquanto devastante, grazie a quel gran genio dell'istruttore che si è messo a motivarmi affermando "Non tornerai mai più a incrociare le gambe, sei una diversamente abile!" (per il video-riassunto cliccate qui). Lascio correre sulla traggedia interiore che si è imposta al termine della seduta!
Svolto con la macchina nel vialetto di casa mia, strada chiusa, senza uscita, e noto un ragazzino di colore di circa dieci, forse dodici anni, vestito di arancione che tiene in mano due scope, qualche cencio penzoloni al braccio, spugne e fazzoletti stretti al petto, perché di mani ne ha due sole e sono stracolme. Rifletto per un istante "Non starà andando di porta in porta a vendere quelle poche cose che ha, spero!", e invece, pochi minuti dopo ecco che suona il campanello.
Mia madre si affaccia: "Senti, non so chi ti abbia mandato, ma non ho intenzione di comprare niente". Chiude la porta. Io resto di sasso, perché di fronte a un ragazzino strappato alla sua terra per chissà quale ragione o quale disgrazia sociale, che si ritrova snaturato in un mondo non suo, costretto all'umiliazione dell'elemosina porta a porta, la reazione non dovrebbe essere questa! Non dovrebbe esserlo mai! Neanche davanti a un uomo adulto, ma purtroppo ci siamo abituati, e questo fa ancora più spavento.

Siamo abituati a chi da anni gira senza sosta bussando alle nostre case, vendendo calzini, fazzoletti e asciughini, a chi si tira dietro un carretto carico di cianfrusaglie a poco prezzo, o se ne va sotto il sole cocente per le spiagge col soprannome terribile di "vucumprà". A me questa cosa fa schifo, perché rende il senso di ciò che siamo come società: un fallimento su scala mondiale. Siamo una razza bastarda, inconcludente, incapace di provare compassione e solidarietà, che vive e inneggia al Dio Denaro, senza il quale non sei niente e ti considerano niente. Ma ora vi chiedo: quanta giustizia c'è in tutto questo? Quali colpe devono essere attribuite e a chi? Più vado avanti, più mi sembra ci sia qualcosa di sbagliato nei nostri geni, un'evoluzione falsata la nostra che ci ha condotto a giustificare eccidi, tragedie, sfruttamenti, a non imparare dagli errori del passato, a commetterne sempre di peggiori, sempre di più grandi. In che modo dovremmo definirci se non come un "cancro" che distrugge se stessa e il mondo che la ospita.
Quanta verità nelle parole dell'agente Smith in Matrix che confida a Morpheus la sua riflessione sulla nostra specie! Ma ora mi chiedo: siamo il frutto delle nostre scelte o quello delle nostre esperienze? Come può una persona generosa come mia madre, che - seppur con i suoi difetti, (chi non ne ha!?) - si è sempre dedicata agli altri, senza risparmiarsi mai, rispondere in quel modo a un ragazzino che vende cianfrusaglie per vivere? Quanta esasperazione può esserci dietro a quella risposta? Quanto di ciò che sta accadendo nelle nostre coste può arrivare a giustificarla? Inoltre, mia madre ha eretto il muro del silenzio, con risposte monosillabiche e grugniti pari all'uomo primitivo, data la mia manifesta disapprovazione al suo comportamento.
Voglio bene a mia madre, ma non la giustifico, così come non giustifico un mondo che accetta questa condizione e ci convive senza combattere per un qualsiasi cambiamento. 
Per me oggi è stata la conferma del fallimento della razza umana.

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