martedì 24 novembre 2015

#compleanno #pinkpunkgirl - terza puntata: #Realtà sabato 7 novembre

...la saga continua e forse si conclude! Eccoci alla tanto attesa terza puntata, quella che svela il momento culmine di un compleanno così inaspettato da avermi sorpresa come non mi succedeva da molto (troppo) tempo.
Se avete letto la prima (qui) e la seconda (qui), sarete a conoscenza sia delle aspettative, sia dell'impegno messo da famiglia, amodes e allievi nel corso della settimana per festeggiare questa cinica e noiosa artistoide teatrale, dedita alla pseudo-depressione cosmica. Il 3 e il 5 novembre si erano rivelati giorni talmente ricchi di eventi e sorprese, che giunta al sabato mi trovavo ben lontana dal credere che ci sarebbe stato altro per me - quello che avevo avuto era già tanto, considerando che non mi ero preoccupata di organizzare feste, cene, o festeggiamenti di sorta, sempre in virtù dell'assioma: Avere aspettative implica delusioni, meglio stare ferma e prendere quel che viene.
Il sabato 7 novembre il mio programma era ben strutturato: mattina ripetizioni a una nana dell'amore cresciutella che necessitava di stimoli per affrontare mille mila interrogazioni, poi pranzo con la mia amica Baby e la sua meravigliosa famiglia, e pomeriggio all'insegna dello shopping. Dovete sapere, infatti, che non sono sempre stata una teatrante depressa; un tempo amavo lo shopping e girovagare per negozi mi faceva sentire bene -  in seguito il lavoro, giorno e notte, senza ferie, senza sosta, spesso senza stipendio (manco a nero!) senza contratto #questosconosciuto, e la disperata rincorsa dell'indipendenza economica, mi hanno allontanata da quella Caterina trucco&tacchi, e che in tanti momenti mi manca un po'. Non che comprassi il mondo, ma mi sapevo muovere bene fra offerte e capi stravaganti, e non disdegnavo di uscire e fare tardi, sfoggiando il capo nuovo di pacca (non di marca sia chiaro!). 
In tutto ciò Baby era sempre stata presente e per il sabato era stata categorica:
"Sabato non prendere impegni, sei per me tutto il pomeriggio. Andiamo a fare shopping, ci divertiamo... e poi devi aiutarmi a comprare il regalo per F. (N.d.A. il suo amore) per il nostro anniversario! (che cadeva proprio il 7) Poi la sera ceniamo insieme e ti festeggiamo... non fare quella faccia brontolona! Giusto una tortina e un regalino solo per te! Me lo concedi?"
Ero stata chiara anch'io in merito: non voglio feste a sorpresa! Non mi piacciono, o meglio, mi piace farle, ma non subirle; temo sempre che rimarrei delusa dal luogo scelto, dalla serata, dall'organizzazione, dagli invitati (chi c'è, chi manca, chi ha detto di no, chi non è stato invitato, chi è stato invitato e non avrei voluto... e via dicendo).
Baby lo sapeva benissimo ed era stata sufficientemente redarguita in tal senso: "Non ti ho organizzato niente! Giuro!", e io quando dice una cosa mi fido sempre.
Il gran giorno arriva, la mattinata trascorre bene (non per la creatura sotto le mie grinfie per ben due ore di ripetizioni), il pranzo si conclude e siamo pronte per partire: io, Baby e M. la piccola di casa -  sì, perché fra la Caterina shoppingara e l'artista depressa ne è trascorso di tempo e Baby ha visto bene di rendermi zia non una, ma due volte: B. la più grande (3 anni di boccoli e occhioni a cerbiatto) sarebbe stata con il babbo, la piccola di 3 mesi sarebbe venuta con noi - dato che le poppe della mamma sarebbero state a fare shopping!
ore 15:00 partiamo alla volta dei Gigli e come una bambina di fronte al paese dei balocchi, corro di qua e di là senza sosta, con Baby che ride a crepapelle delle mie follie. Negozi, negozi a perdita d'occhio, e mentre penso che è davvero passato troppo tempo da quei giorni di sfrenate corse al ribasso e scarpe con il tacco, mi piace appurare che nonostante i figli, il lavoro e la vita ci richiedano di essere donne adulte, io e Baby siamo sempre noi, con i nostri giochi, le battute, gli sguardi e le ciaccole infinite. La piccola M. qualche volta si fa sentire, ma non più di ogni bambino presente: piange, mangia, dorme dopo essere stata cambiata, il tutto per 4 ore!
Ce ne usciamo dal centro commerciale cariche di vestiti e pienamente soddisfatte, ma ci accorgiamo che è tardi per andare a fare incetta di scarpe: gli uomini ci stanno aspettando a casa e non amano attendere; e poi la piccola ha bisogno di riposo, anche se ha retto bene la giornata (è donna, lo shopping è nel suo DNA). Telefono allo mio amodes e scopro che è già arrivato a casa di Baby: "arriviamo verso le 20:00, partiamo adesso" gli dico, e lui esordisce con "fai con calma, va bene... vi siete divertite?"... Mmm questa cosa mi puzza, ma ci passo sopra, M. ha iniziato un concerto in macchina di urla che potrebbero sentirla dall'Abetone, e mi concentro sulla guida dolce per evitare ulteriori traumi alla nana malefica.
"Ah, devo passare da una signora a vedere una stanza per la cresima di mia nipote... 10 minuti a Figline e saliamo su!" esordisce Baby, e io me la bevo, ma resto pur sempre dubbiosa. Amodes che non è in ansia da ritardo, Baby che deve vedere una stanza... inoltre i miei genitori, che ogni fine settimana smusano perché parto il sabato mattina e torno la domenica sera, stamattina sono stati insolitamente cordiali: "divertiti stasera"... a cosa si riferivano? Inizio a sospettare qualcosa, ma penso anche che sono stata chiara: NIENTE FESTE A SORPRESA! E non credo che di fronte a tanto impegno nell'urlarlo al mondo, qualcuno si sia preso la briga di organizzarla, giusto?
Giungiamo al luogo dell'appuntamento, e tutto tace. 
"Vai tu... io ti aspetto in macchina con la bimba" dico.
"No, dai, accompagnami! Se poi M. si mette a piangere?! Me la tieni tu dai!"
E va bene! Ci incamminiamo verso quello che sembra il retro di qualcosa; una scenderia curvata ci fa da strada e dalle finestre alte e strette intravedo una luce bluastra e sagome di festoni appesi... inizio a presagire il peggio.
"Baby, mica ci sarà una festa a sorpresa lì dentro vero?" lei non risponde.
"Baby mi incazzo come una iena condor e lo sai... giura che nessuno urlerà Sorpresaaaaaaaaaaaa, o ti lascio qui e ti mollo con la nana nell'ovetto!"
"Te lo giuro! Nessuno dirà sorpresa!"
Ma io sono già lì che ho capito la situazione e non posso tornare indietro. Mi hanno fregata e anche perbene stavolta!
Mi avvicino alla porta e la chiudo per errore, il maniglione antipanico è all'interno e non posso entrare, ma nel frattempo dalla porta a vetri vedo partire un filmato proiettato sul muro: ci sono io... il mio faccione che scorre, le mie pose stupide e strane, i selfie con i miei allievi, le foto dello spettacolo di fine anno, loro che si divertono a fare linguaccia, che sorridono immobili di foto in foto, bloccati nel tempo io e loro, in momenti che se anche non torneranno più, ci sono stati e fanno bene al cuore.
Mio cognato viene ad aprire,io entro e mi piazzo davanti a quel tuffo nel passato. Sono incazzata come una bestia, vestita male, struccata, impreparata a quello che accadrà, non so e non sapere per me è una tortura!
Poi qualcosa si rompe, dentro... sento un crack forte, deciso, e le lacrime iniziano a scendere senza poterle fermare. Con la coda dell'occhio inizio a vedere ombre che si affollano una accanto all'altra, la piccola B. che mi viene alle gambe e vuole essere presa in braccio, le silenziose presenze che diventano rumore assordante. Il video finisce, la luce si accende. Nessuno grida sorpresa, nessuno parla...Li osservo uno ad uno, sono volti che conosco e sono carichi di aspettative: vogliono sapere se questa sorpresa che non ho voluto e che ho temuto a lungo è riuscita davvero, se sono felice del loro impegno... e io mi sento la solita ingrata. Mia nipote, quell'ammasso di boccoli biondi e dolcezza allo stato puro mi viene alle gambe: "Auguri ziaaaa" e io mi sento morire, mi si spezzano le ginocchia più di quanto non lo siano in realtà e non so come fare a stare in piedi. Che faccio adesso? Mi sento spiazzata e confusa, ma stranamente e straordinariamente FELICE. 
Inizio a baciarli tutti, mi sento addosso le mani, le bocche, il frastuono da festa che ha finalmente inizio, con la musica si sparge l'allegria per la riuscita del tutto, le pacche di compiacimento, le domande, "non te n'eri accorta?" mi verrà ripetuto per tutta la sera e godranno nel sentirmi ripetere "no" perché è vero, non me l'aspettavo, non quest'anno!
"Te l'avevo detto che nessuno avrebbe detto sorpresa" sussurra Baby, e tra le facce gongolanti intravedo lo mio Amodes, l'organizzatore, che ha atteso un anno intero questo momento e mi guarda come se dai miei occhi dipendesse tutto il suo mondo.
Questa festa, infatti, era stata preparata lo scorso anno, allestita con largo anticipo e sin nei minimi dettagli; il 2 novembre, però, il destino aveva in serbo altri piani: lo mio amodes in gara a Livorno si era infortunato; corsa all'ospedale, malleolo rotto, operazione e ripresa lenta e faticosa. Tutto era stato disdetto, con un'unica certezza: silenzio assoluto, la festa sarebbe stata riproposta l'anno dopo. Da allora sono cambiate molte cose e, a conti fatti, sono felice che sia andata così. Mancavano alcuni, cui si sono sostituiti altri.
So di persone invitate che non sono potute venire e alle quali è dispiaciuto molto... so di altre che hanno accampato scuse per non esserci, e di questo mi dispiace, ma non si può piacere a tutti, anche se ti dicono il contrario, e non a tutti riesce essere un buon amico, o un buon familiare - perché anche in famiglia ci sono state brutte sorprese e amare delusioni.
Quantomeno prendi le misure per il futuro e fai tesoro di quanto ti è stato dato, di bene e/o di male.
Ho visto che in tanti si sono fatti in mille per rendermi felice, rubando tempo anche alla propria famiglia e ai figli; li ho visti fremere nei primi istanti in cui la luce si è accesa e tirare un sospiro di sollievo vedendo che sul mio viso, qualunque cosa fosse, era positiva! C'è chi ha fatto da mangiare tutto il giorno e ha continuato fino a sera; chi ha corso come un matto facendo torte, allattando, portandomi in giro e regalandomi attimi indimenticabili; chi è venuto da lontano e non ha sentito il peso della strada, ha portato con sé il proprio amore e insieme si sono dati anima e corpo perché io fossi protagonista ancora una volta; chi ha raccolto foto per farmi video strappacuore (maledetti loro); chi ha scelto di esserci nonostante tutto e arrivando in ritardo, ma a chi importa? C'erano e questo basta...
Mi hanno fatta sentire una principessa in rosa, perché tutti gli addobbi erano rosa, la torta era rosa, i piattini erano rosa... insomma avete capito...
A tutti loro, a quelli che durante la settimana mi sono stati vicini, a chi anche dopo si è impegnato affinché il mio giorno fosse speciale, a chi ha comprato #Poldino, un gattino miagolante di peluche perché sapeva che non potevo averne di veri, a chi mi ha donato un ombrellino rosa da borsetta perché proprio non potevo farne a meno, a chi mi ha donato un pacchetto di fazzoletti tascabile e un lapis con sopra un fiore di carta, a chi un taccuino rosa con occhiali da sole disegnati... a tutti e di più voglio dire GRAZIE.
So che a volte avreste meritato una Caterina migliore, quindi grazie di non aver giudicato troppo e aver capito, anche tirandomi un nocchino in testa, ma restando con me sempre. Questa è amicizia, tutto il resto è contorno, e anche se fa male capire che si è voluto bene a chi non lo meritava, a chi ha preso per non dare mai, fa bene sapere che al mondo esistono anche persone come voi, belle persone, che ci sono e basta, senza se e senza ma. A voi va il mio amore e la mia stima.

A te, Amodes, va la parte migliore di me... tu sai qual è; te la mando quando te ne vai, te la dono adesso per no riprenderla più.

e a voi lettori grazie per essere arrivati in fondo a questa carrellata!

martedì 17 novembre 2015

#compleanno #pinkpunkgirl - seconda puntata: #Realtà martedì 3 novembre / giovedì 5 novembre

Premessa: ieri era nei piani che uscisse la seconda puntata dedicata al mio compleanno. Avevo pensato di lasciar perdere, poi stamattina ho cambiato idea. Mi scuso con chi, sulla scia degli atroci eventi degli scorsi giorni, si sentirà offeso dalla mia frivolezza.  
Se state leggendo la seconda puntata significa che siete già a conoscenza della prima (e se così non fosse, cliccate qui) dove spiegavo quali fossero le aspettative per il mio trentunesimo compleanno, e dove in qualche modo si intuiva quanto si fossero rivelate al di sotto della realtà. Ebbene oggi inizia la carrellata di eventi che ha caratterizzato la settimana del mio compleanno, una settimana intera giuro, neanche fossi Caterina di Russia... Devo ammettere che è stato bello sentirmi festeggiata, comprendere quante persone si erano preoccupate per la mia felicità (dato che gli ultimi anni sono stati del tipo: gente il cui unico scopo è distruggerti la vita, così a caso, perché la loro è di una mediocrità tale da far rabbrividire la mediocrità stessa.
Vi anticipo che le puntate saranno tre, perché racchiudere tutto in una volta voleva dire fare un dramma a stazioni, una prosopopea tale da far annoiare anche i lettori più allenati... e poi voglio ricordare e fermare nel tempo ogni momento, quanto mi è stato dato è troppo speciale per rischiare di dimenticarne anche un attimo. Oltre questa vi attendono ancora:

  1. Sabato 7 novembre - terza puntata
  2. Il Konnubio - #Veganbirthday

Ma partiamo dal principio. 

Martedì 3 novembre:

Mattina: Ho saltato fisioterapia (mhuahahahah risata satanica) perché volevo dormire! Il mio primo regalo sarebbe stato il letto caldo, morbido e confortevole, e così è stato. Me la sono goduta come non mi succedeva da tempo (dovete considerare che per chi soffre di insonnia godersela ha più o meno il senso di: dormire 5 ore di fila al mattino, mentre il mondo corre e tu invece puoi fermarti.) Mi sono alzata alle 10:00 sentendomi la persona più fortunata del mondo. 
I miei genitori rientrano poco dopo con torta per me e un treno di regali... il babbo e la mamma restano tali, anche se compi trentun'anni. Tre pigiami (il mio indumento preferito) tutti sulle tonalità di rosa, un libro (di cui vi parlerò in seguito quando l'avrò finito, sequel compresi) e oggettistica varia per la casa, dato che qualcuno si sta armando per andare a vivere da sola! Inoltre un bel gruzzoletto versato in banca per sopperire alla montagna di tasse da pagare, in quanto libera professionista di stacippadilippa. Non c'è di che Renzi!
Pomeriggio: avevo il corso della Lingua dei Segni, e non poteva fermarsi per me (per il Papa sì, ma questa è un'altra storia e un'altra polemica), quindi ci vado senza troppa convinzione, ma felice di vedere le mie amiche. Arrivando con il treno sempre in anticipo di circa 40 minuti (perché ce ne sono pochi e o prendi quello o arrivi un'ora in ritardo) posso prendermela con calma, fermarmi al Bar dell'ENS, discutere di ciò che c'era o non c'era da fare, leggere se non ho voglia di fare conversazione e salire a lezione. Quel giorno mi vedo apparire nel giardino interno lo mio Amodes, con gli occhi che brillano di fronte alla mia espressione sospesa (e non sorpresa), fra il dubbio e la paura. Cosa ci fa Lui in un contesto che non gli appartiene e dove, per timidezza, non si sente a proprio agio? Mi sembra di scorgere uno sguardo malizioso, e mi irrigidisco. "Che ci fai qui?" non risponde e nel frattempo si sfila lo zaino, lo appoggia sulla panchina, e inizia a tirare fuori dolciumi incartati (così sembra), un regalo e una bottiglia di Champagne. 
Avete presente quando siete alla vostra prima uscita con gli amici, quelli più grandi, e i vostri genitori iniziano a presentarsi come se fossero ancora ccciòvani e non si accorgono di non esserlo più neanche dentro??? Ecco, il mio stato di imbarazzo era tanto tangibile che avrei preso lo mio Amodes, me lo sarei caricato sulle spalle con bottiglia, dolcini e regalo e l'avrei spedito su Marte!
"Vai a chiamare le tue amiche!". Non volevo deluderlo, si era impegnato per farmi questa sorpresa, e meritava una ragazza migliore della solita polemica Caterina, almeno quel giorno, quindi mi metto a cercare tutte le ragazze del corso sparse per corridoi e aule del caso. Ne raccolgo quante più posso, e insieme a loro e agli amici dell'ENS spengo la mia prima candelina della giornata, su un millefoglie alla panna senza latte, quindi commestibile anche per l'intollerante che c'è in me. Il regalo sono riuscita a rimetterlo nello zaino, volevo aprirlo con i miei tempi, non in corsa prima della lezione. (lo scatto è a cura di Irene che ringrazioTerminati i primi momenti, da sospesa mi sono trovata piacevolmente sorpresa. Amodes aveva avuto ragione stavolta.
Sera: Amodes mi viene a prendere al corso e via, ci immergiamo nelle vie di Firenze. Già questo dovrebbe bastare a rendere il compleanno di chiunque speciale. Io avevo Firenze e lo mio Amodes tutto per me, cosa potevo volere di più? Non sapevo che di lì a poco avrei provato la meravigliosa esperienza del Konnubio (per saperne di più dovrete attendere la puntata specifica).


Giovedì 5 novembre: 

Dato che il mio compleanno era trascorso in bellezza, non mi aspettavo certo che di lì a poco avrei di nuovo dovuto fare i conti con l'astuzia e l'ingegno di qualcuno intorno a me.
Piccola premessa: il lunedì pomeriggio insegno Teatro a San Giovanni. Poco prima che la lezione degli adolescenti iniziasse, la presidentessa dell'Associazione per cui lavoro si presenta da me dicendo: "Giovedì sera riunione". Capirete la mia sorpresa, il giovedì pomeriggio ho il corso LIS e scendo dal treno alle 20:50, figuriamoci se intendo andare a una riunione così, perché non si può posticipare a un altro giorno! Di fronte alle mie rimostranze, la presidentessa fu categorica: "Sono stanca delle tue lamentele. Alle 21:00 in riunione, punto!".
Se un po' mi conoscete, o avete imparato a conoscermi, saprete che ordinarmi qualcosa è deleterio, ancor di più se mi si impone con un tono di voce decisamente autoritario e scostante. La mia furia si percepiva, avreste potuto tagliarla a fette e farci colazione il giorno dopo - come si fa con i ciambelloni avanzati dalla domenica. In tutto questo, quegli animalini dei miei allievi adolescenti se la ridevano come matti, e in quel momento li avrei penzolati dalla finestra per i piedi uno per uno. Maledetti nani malefici in piena pubertà, come si permettevano di ridermi in faccia senza alcun ritegno?
Ammetto che nel corso degli anni ho imparato che gli adolescenti, e gli allievi in generale (grandi o piccoli che siano, i grandi ancor di più) possono essere estremamente crudeli, hanno lame taglienti pronte a recidere le tue parti più deboli, e molto spesso se la godono mentre tu sei costretta a leccarti le ferite e a chiederti: quando studiavo notte e giorno per raggiungere i migliori risultati all'Università, quando mi spaccavo la schiena per lavorare in orari assurdi, in contesti discutibili, sottopagata e a nero, per permettermi stage in giro per l'Italia, era davvero questo cui aspiravo? Decisamente no.
Quel pomeriggio, però, ho deciso di passarci su; il giorno dopo era il mio compleanno e non volevo arrabbiarmi proprio il giorno prima. Ero già in fase festa, un po' sabato del villaggio, ma dimentica degli avvertimenti leopardiani. Faccio lezione e via.
Giunge finalmente il giovedì sera. La presidentessa mi telefona alle 20:00:
"Dove sei?"
"Alla stazione"
"Dove vai?"
"A casa?!?!?! Arrivo con il treno alle 20:50, alle 21:00 sono in ufficio!"
"va bene... ci vediamo nel piazzale e ci prendiamo un caffè prima di salire, che dici?"
"Emozione! (rido e penso che lo stia facendo perché si è accorta che lunedì ha esagerato con i toni) va bene."
"chiamami appena scendi dal treno"
"perché?"
"tu chiamami e basta!"
Ci ripenso, no, è ancora scorbutica come lunedì!
Scendo dal treno, chiamo, fisso, ci vediamo in piazza e il mio stomaco urla la morte!!! Fame!
"Mi prendo una piadina e saliamo ok?"
"Macché piadina!? La riunione è già iniziata!"
"Ma con chi?"
"dai basta, saliamo!"
Immaginate me che mi metto a sbraitare per le scale come se mi avessero dato fuoco alla casa. Una pentola che bolle avrebbe borbottato di meno. Mi dirigo verso l'ufficio.
"No, facciamo riunione in sala prove"
Ormai di stranezze ne ho fin sopra ai capelli, ma acconsento. La fame mi fa perdere fermezza e mi rende docile e stanca.
Apro la porta e ciò che vedo mi blocca.
I miei ragazzi, proprio quei nani malefici in piena fase puberale che se la ridevano lunedì pomeriggio, che squittivano di fronte a me che rivendicavo il giovedì sera libero, erano lì immobili e potenti, con sguardi che avrebbero trafitto l'anima di chiunque.
Fieri, silenziosi e fermi nelle loro posture (per un'insegnante di teatro una visione del genere è pura poesia, tanto perché lo sappiate), illuminati da piccole luci sparse a terra; una melodia inizia a risuonare per la stanza: è il finale di Dancing di Elisa, e so perché è proprio quel pezzo a farsi strada verso di me. Non potevano sceglierne uno migliore, sapevano quanto significato attribuisco a quelle note, quali immagini e momenti evocano in me... e c'hanno preso, piccoli ammassi di ormoni!
Poi iniziano... voci che si susseguono con un ritmo cadenzato e incalzante, mi rimbombano in testa frasi che toccano e fanno male, o bene, o tutti e due, non lo so, so solo che in quel momento vorrei tanto piangere e urlare, perché nella loro innocenza quelle parole assumono una forza tale da trascinarmi a terra. Poi sorridono insieme... "auguri cate" saltano ovunque, battono le mani, mi si precipitano addosso, io mi aggrappo al corpo di una di loro, quella che so essere l'artefice di tutto (conosco i miei ragazzi), gli altri mi si accavallano sopra, intorno, dietro, in un abbraccio che mi schiaccia e mi scalda tanto che vorrei non finisse per tutta la sera... ne ho bisogno. Qualcuno mi sbuca alle spalle, una torta si avvicina, le candeline ci sono, l'accendino no, ma non è un problema. Si accende il flash del telefonino, si intona la canzone, e appena soffio una mano si chiude sul telefono: Candeline spente. Anche questo sono gli adolescenti, fantasia e concretezza.
Mi bombardano con sorrisi così caldi da stordirmi e mi consegnano pacchettini e regali, biglietti e dolci. Infine giunge la pizza - che pago io, a dispetto delle loro rimostranze. Va bene tutto, ma non voglio che dopo regali, dolci, spettacoli e quant'altro, debbano essere costretti a privarsi di quei soldini che si tengono in tasca! Ci vadano fuori, e si divertano con gli amici; a me non pesa quanto a loro.
La serata prosegue mangiando pizza per terra, ridendo dell'insegnante credulona che non si è accorta di niente, e mi raccontano quanto si sono prodigati perché questa serata potesse avere luogo: la preparazione dello spettacolo, la corsa a prendere le candeline alla coop perché qualcuno se l'era scordate, la fuga finale perché stavo arrivando troppo presto... insomma una corsa contro il tempo e gli impegni di questa insegnante sempre troppo indaffarata.
E mentre me li vedo lì davanti, giovani e bellissimi, corpi ignari della propria carica espressiva ed emotiva, inconsapevoli del grande regalo che mi hanno fatto, che ridono e scherzano insieme, senza paura, senza disagio, vecchi allievi e nuovi arrivati insieme, mi sembra di non entrarci niente, di essere quel "di troppo" inavvertito e pesante. Mi tengo un po' in disparte e li osservo... nessuno di loro se ne accorge, forse qualcuno sì, ma lascia correre (conosco loro e loro conoscono me!) e mi rendo conto di una verità assoluta: quando studiavo, lavoravo, correvo in giro per l'Italia rincorrendo il Teatro e le sue avanguardie, mi trascinavo per Festival e teatri in cerca di quell'emozione vera e unica che il Teatro sapeva regalarmi e che mi aveva spinto a seguirlo e a dedicargli la vita, era davvero questo cui aspiravo? Decisamente sì. Teatro e Vita insieme, rinnovate e sorprendenti, sul pavimento sconnesso di una sala prove. 
Ps: la poesia del biglietto, quella recitatami la tengo per me... 
Un grazie speciale va a Barbara, la nostra presidentessa che se l'è spassata nel tormentarmi e di cui adesso comprendo gli insoliti comportamenti autoritari - solitamente è molto più dolce e meno dittatrice! 
Un grazie speciale anche a Silvano per quel giorno di giugno (tu sai).
Queste qui sotto sono le mie meraviglie adolescenti (ne manca qualcuna perché impegnata o impossibilitata...)






martedì 10 novembre 2015

#compleanno #pinkpunkgirl - prima puntata: #Teorie e #Aspettative



Nella mia modesta carriera di persona esistente al mondo, il compleanno ha sempre ricoperto un ruolo strano: il giorno più e meno atteso dell'anno. Adoravo andare alle feste degli altri, mi piacevano quelle dei miei amici con mamme indaffarate e ricoperte di farina, zucchero e marmellata, con le case stracolme di decorazioni cartonate dai più vivaci colori, i cappellini che rigorosamente ti segavano il mento con quell'elastico sempre troppo corto per il tuo viso, la casa che profumava di dolci appena sfornati e i giardini costellati di giochi a premio; la caccia al tesoro era il mio preferito. Mi piaceva preparare il vestito che avrei messo, incartare il regalo che avevo scelto con cura, vedere occhi e mani avide di scartare e scoprire la sorpresa... eh sì, i compleanni mi piacevano. Tutti tranne il mio. Il mio cadeva il 3 novembre, dopo i Santi e i Morti, dopo che tutte le famiglie - la mia prima di tutto - erano state indaffarate in pranzi e cene a otto portate, abbuffate alla stregua di gare preparatorie a quelle natalizie, troppo impegnate a vivere le feste comandate per festeggiare la mia. Il compleanno per me era il 1 novembre, il 2 se andava bene, il tutto in famiglia. Casomai c'era quello dell'asilo se ero fortunata e capitava all'interno della settimana, ma già dalle elementari si limitavano al: "oggi è il compleanno di Caterina, facciamo tutti un augurio affinché passi questo giorno al meglio... e ora passiamo a matematica, per oggi c'era da fare...".
Festeggiarlo davvero per me era strano, e di conseguenza una volta cresciuta ho sempre teso a non farlo, questo come altre feste, tipo quelle di laurea. Perché stare a festeggiare, perché spendere i soldi, perché perdere tempo a preparare, organizzare, scegliere, fare... il tutto per un semplice motivo: le aspettative.
Odio le mie aspettative, sono sempre più alte di quello che accade, e mi deludo puntualmente da sola; se invece mi limito a dire: "no grazie, non festeggio", ciò che verrà sarà comunque meglio di ciò che mi sarei aspettata, quindi è tutto guadagnato.
Così ho fatto anche quest'anno. Niente festa per me, nessuna fantasmagorica cena organizzata, nessun piano specifico... dopotutto era un giorno come un altro, un martedì monotono e uguale a tanti altri martedì. Mattina al lavoro su copioni e parti varie, pomeriggio al Corso LIS a Firenze, sera rientro in tarda serata, sistemazione appunti e infine letto. E poi erano 31, dico trentuno. Ma che razza di numero è? Non ho festeggiato quello dei 30, dove tutti fanno le super feste, figuriamoci se mi interessava festeggiare questo, la misera conferma del fatto che sto invecchiando - male fra l'altro -  e che ho compicciato ben poco nella mia vita, in fatto di risultati. No lavoro remunerativo, no indipendenza, no fisico atomico. Tutto un po' no, insomma, e che c'era da festeggiare?
Il fatto è che se anche fossi riuscita a evitare le grandi celebrazioni in stile ballo delle debuttanti, non avrei potuto esimermi dal fare felice chi, vicino a me, si fosse messo a organizzare qualcosa - anche solo rifilarmi una piccola, stopposa, gommosa e intollerante tortina presa in corsa dal bar triste in fondo alla strada.
Consapevole di questo mi sono detta che avrei reagito seguendo gli insegnamenti dei più grandi saggi della storia: Sorridi e cinguetta! Squittisci davanti ai regali, mostrati eccitata per tutti gli auguri che riceverai, il giorno passerà in fretta e tu te ne andrai a letto stanca, ma felice.
C'è da dire, comunque, che resto una #pinkpunkgirl e in quanto tale avevo la mia lista di regali agognati ben chiara nella mente:
  1.   UGG rosa come se non ci fosse un domani. Chissene se sembrano per bambine dai biondi capelli che dicono "perdindirindina"! Se le fanno per adulti - con numeri ben oltre il 40 (il mio) - significa che sanno che qualcuno le comprerà. E io sono una di quelle persone che, senza vergogna alcuna, le ama! Toglietemi tutto, ma non le mie UGG. Avrei potuto cedere anche per colori quali: celeste, oro, corallo, rosso... tutti via!!! Un paio di Ugg non si rifiuta mai.




2. Instax Mini 8 (Rosa): una meraviglia firmata fujifilm, una mini polaroid disponibile in diversi colori, fra cui rosa appunto, con tanto di accessori tanto variopinti quanto inutili, ma che mi fanno impazzire e saltellare come una ragazzina davanti al suo primo Dizionario dei Sinonimi e dei Contrari (per me così è stato, guai a chi si mette a ridere!)



3. Moon Boot Rosa: quanto sono belli?  A cosa mi servono? A mettermi in condizioni tali che, se casomai un domani venisse una nevicata dalle mie parti, o mi prendesse la briga di andare a cercarla (la neve), sarei pronta e calzata di rosa, devo aggiungere un altro motivo?



4. Cane: Animalisti non incominciate a inveire contro di me! Non lo voglio Rosa (perché non c'è, ma se ci fosse...), vorrei solo un cucciolo per me, vivere l'esperienza del cane, del migliore amico dell'uomo. La razza è una e semplice: tutte e nessuna, quella da canile sarebbe perfetta, e se è brutto meglio ancora.

5. Gatto: un anno e mezzo fa, in pochi mesi, vidi morire le mie gattone, Chicca e Tristezza (guai a chi prende il giro i nomi, li avevamo scelti con cura). Adesso sento l'esigenza di tornare ad avere zampotte pelosone che mi svegliano la mattina, cuccioli che si strusciano a me e mi cercano per coccole dell'ultimo minuto. Dopo 17 anni a fianco degli animali, non se ne può fare a meno e io ne sento decisamente la mancanza.

Queste erano le Aspettative che fino al 2 novembre avevo per il mio compleanno, la realtà è stata ben diversa...
Per scoprire se è stata migliore o peggiore, non vi resta che attendere la seconda puntata!

domenica 1 novembre 2015

Halloween: Satana, Gesù o che altro?

31 ottobre: Halloween.
Fin qui tutto bene, se non fosse che: non è una festa cattolica, non è una festa italiana, non deriva da tradizioni autoctone, non riguarda il nostro sostrato, non ci identifica come popolo, non ci appartiene, e fingiamo che abbia elencato altri "non" del caso, almeno avrò fatto felice l'esercito del "No ad Halloween!".
Vero, non sono cresciuta girovagando mascherata per le case il 31 sera gridando con voce stridula: "Trick or Treat?" (Dolcetto o scherzetto). Sono d'accordo con chi afferma che si tratti di una festa giunta a noi da influenze esterne, a mio avviso prettamente americane e anglosassoni, ma ritengo che se ne stia facendo un caso più grande di quanto sia in realtà.
L'interesse per questa festa da parte mia è pari a zero, ovvero: non la vivo come qualcosa da festeggiare a tutti i costi, per la quale valga la pena di sciorinare grandi preparativi e se mi ritrovo il 31 sera in casa, da sola, con un libro in mano davanti al fuoco va bene lo stesso.
Non fa parte delle mie tradizioni, non la riconosco come tale e non me ne dovrebbe fregare niente di renderla un giorno memorabile... ma! Qui sorge un ma: chi l'ha detto che non possa diventare una scusa per divertirsi e stare insieme, magari mascherandosi e passando il limite del socialmente accettabile?
Per scrivere questo post mi sono messa alla strenua ricerca di fonti e informazioni circa la sua reale origine, della quale avevo letto qualcosa in passato.
Vi ricordate questo film? Nel 1993 usciva nelle sale Hocus Pocus, e la piccola Caterina ne faceva la strabiliante scoperta, facendolo divenire uno dei suoi film preferiti (avevo nove anni, evitate i commenti!). Non riuscivo, però, a capire di quale festa si stesse parlando. Ripensate a quegli anni e ditemi se Halloween era già l'Halloween che conosciamo oggi, una festa a livello globale, seconda solo al Natale - così dicono le statistiche di vendita dei prodotti annessi. Ovviamente no! Di Halloween si sapeva quello che la televisione, americana in particolare, ci passava e io - secchiona nell'anima - mi misi alla ricerca di questa strana festa, che a me sembrava molto più somigliare al carnevale, essendo tutti i partecipanti travestiti. All'epoca era ancora in voga la spiegazione secondo cui la festa di Halloween fosse da far risalire a quella di Samhain, il capodanno celtico, tesi che ad oggi sembrerebbe del tutto errata, ma che ancora vede numerosi sostenitori.
A poco a poco, Halloween ha iniziato a invadere le nostre strade, il tutto in virtù del mercato che ne stava avvertendo la grande potenza: se in America, ad esempio, si spendevano milioni di dollari per festeggiarlo, poteva accadere lo stesso in altri paesi? Era possibile inserire questa festa nei calendari altrui e farla divenire punto di riferimento annuale? Il mercato avrebbe di lì a poco avuto la conferma delle proprie previsioni, e i grandi festeggiamenti che ci hanno visti impegnati sabato - dal costume preparato per tempo, ai make-up mostruosi, ai nani malefici che si aggiravano con genitori (più o meno partecipi) al seguito - ne sono la prova.
E ora vi chiedo: è questa una colpa? Ci dobbiamo sentire vittime di un raggiro economico-sociale che ci vede succubi manichini nelle mani di un consumismo trito e ritrito, del quale non riusciamo a fare a meno? Viaaaaaaaaaaaaaa... 
Nei numerosi siti che ho visitato mi sono trovata di fronte a opinioni contrastanti, che oscillano fra le seguenti sintesi:
Halloween è
- una super figata!
- una mera forma di consumismo che ci vede schiavi!
- una festa di origine celtica, evolutasi nel tempo.
- una festa Satanica (qui scende in campo la religione nostrana)
- una festa cristiana; evidentemente parte della nostra tradizione!

Tralascio le tesi più tristi e mi concentro su due in particolare: Satana vs Jesus.
Festa Satanica? Eccome anche! Addirittura vi sarebbero testimonianze di una ex satanista che racconta di sacrifici animali e umani, abusi su minori e messe nere nel corso della notte del 31 ottobre. Ora, che i satanisti fossero gente un po' strana è appurato, e la verginella redenta che se ne è uscita con tali affermazioni tutta tutta non c'era manco prima, a mio avviso, se è stata testimone di tali abomini contro l'uomo e l'essere vivente in generale al grido di "viva Satana!" così, a caso! Che vi possano essere geni del male che utilizzano quella notte per tali atrocità posso anche crederci, che però far festeggiare Halloween ai bambini vada a incentivare il satanismo nelle loro piccole menti, andando a creare un nuovo numerosissimo esercito di Anticristo mascherati per le strade, anche no! Di eserciti del male se ne vedono anche troppi al mondo e i nani mascherati li escluderei dal gruppo. Non sono della stessa opinione numerosi figli di Dio, così si definiscono, che se ne escono con tali genialate.
e si giunge fino alla perla del Comune di Caccamo:(leggi qui la notizia) dove il sindaco avrebbe vietato la festa in seguito a passati atti di vandalismo verificatisi proprio in quella notte - problematica che esula dalla festa, a mio parere, e va a identificarsi nella maleducazione personale - il cui divieto, però, è stato preso a emblema dai perbenisti di cui sopra.
Festa di Gesù? A detta della cristianissima e agguerritissima Giovanna Jacob, Sì, e il suo articolo qui lo spiega passo per passo. Chi sia Giovanna Jacob non lo so, ammetto la mia ignoranza e vado a cospargermi il capo di cenere, e poi mi informerò in merito. Inutile che vi riporti tutta la sua riflessione, che potete andare a leggere di persona e farvi un'opinione personale. Vi riporto solo un breve incipit che da avvio alla teorizzazione che la Jacob vuole dimostrare:
"[...]è una festa cattolica inventata da immigrati cattolici (irlandesi e francesi) in una nazione puritana. Non potendo sopportare che la festa più popolare degli Usa abbia origini “papiste”, i discendenti dei puritani ne hanno sempre parlato malissimo. Nel XIX secolo misero in giro la voce che la festa cattolica di Halloween discendesse da una festa celtica legata al culto dei morti, nel XX misero in giro la voce che durante quella festa celtica si facessero sacrifici umani al dio della morte. In realtà, come abbiamo visto, la festa di Halloween non ha nessun legame, né diretto né indiretto, col paganesimo antico. La festa da cui discende l’attuale festa di Halloween nacque in Irlanda fra VIII e IX secolo dopo Cristo, quando il paganesimo celtico era del tutto estinto. Halloween significa letteralmente “festa della vigilia di Ognissanti”. Tuttora sopravvivono in varie parti d’Europa feste di origine medievale in onore dei santi e dei morti che somigliano in maniera sorprendente alla celebre festa americana. Dunque Halloween non oscura in nessun modo le nostre tradizioni ma piuttosto le illumina.


Detto questo, tutta la mia attenzione vuole concentrarsi in un unico grande assioma: MACHISSENEFREGA!
Satana, Gesù, tutti i santi a raccolta! Capisco la religiosità - un tempo sono stata credente e praticante, cantavo nel coro della chiesa, ero vergine convinta e catechista a tempo pieno, poi ho scoperto la vita, ma questa è un'altra storia, è mia e non è da identificarsi con la giusta via, quindi la eclisso. Dicevo, capisco il rispetto per le proprie tradizioni e capisco che si debba talvolta dare giustificazione a tutto per poterci credere davvero; ma qui si sta parlando di una festa e come tale dovrebbe essere intesa. Il mondo che viviamo oggi è già abbastanza duro e disamorato che non ha bisogno né di nuovi tribunali dell'inquisizione, né di cacce alle streghe. 
La grande vittoria di questa festa voglio attribuirla alla necessità di stare insieme, al bisogno estremo di prevaricare i limiti, con uno spirito più simile al carnevale appunto - almeno in Italia. 
Io non avevo intenzione di festeggiarlo, e invece mi ha portato:
  • un cappello rosa che mi ha resa felice come una bambina di cinque anni!
  • una cena con le amiche di un tempo, che non vedevo da anni e che ho ritrovato più belle e più pazze di prima!
  • un proseguimento di serata in compagnia dello amodes, ma è un'altra storia e non necessita di foto!
  • una maschera fatta a mano da una mia minuscola allieva, #micronanodellamore, che ha dedicato il suo tempo a disegnarla, colorarla, ritagliarla, attaccarci un nastro rosa (ovvio!) e regalarla a me!
Se Halloween è questo, penso sia giunto il momento di iniziare a festeggiarlo!