martedì 15 settembre 2015

LIS - di cosa stiamo segnando?

LIS - Lingua dei Segni Italiana, un arcano, un surrogato di miti e leggende che si spargono in ogni dove.
Prima di tutto è universale, questo significa che ogni sordo (e non sordomuto!) si esprime allo stesso modo, che sia inglese, italiano, francese, americano, cinese, indiano, e via dicendo. Ne esiste una sola? Certo che sì, come esiste un'unica lingua parlata, la Uanasghena Cinci di Siena, famosissima e codificata, che ci permette l'interazione fra popoli diversi.
Ma ora, secondo voi, può essere possibile che persone provenienti da paesi, regioni, nazioni e continenti diversi parlino la medesima lingua? Via, basta usare un po' di gnegnero per capire che questa convinzione è assurda quanto credere ai ciuchi che volano! Eppure, ad oggi, la prima affermazione che mi viene fatta appena i miei interlocutori vengono a sapere che sto frequentando un corso LIS è questa, che la lingua dei segni è universale. 
Non lo è, credetemi, e non solo non ne esiste una globale, ma neanche una nazionale, regionale, locale e via dicendo. 
Mi spiego meglio: quanti Italiano esistono? Uno, ovvio. Vero! Ma quanti dialetti ci sono nel nostro bel paese? La nostra lingua è codificata - e in quanto tale riconosciuta per legge dal nostro e dagli altri stati del mondo - e lo fu (codificata, intendo), per così dire, a tavolino. Non si studiarono le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli per poi racchiuderle in un'unica lingua - non tutte almeno. Si scelsero le Tre Corone a baluardo della nostra favella, la codificammo per fare l'Italia ancor prima degli italiani, quasi come se partorito il dizionario, ogni individuo vivente sul suolo italiano se ne sarebbe sentito parte davvero e per la prima volta. Per questo la vera lingua Italiana - tutta la riflessione per mio modestissimo parere - non esiste nel parlato, ma solo nello scritto. Chiunque di noi si esprime in un dialetto generatosi nel tempo e nei secoli, sarà per questo che ci comprendiamo a malapena fra regioni. 
La LIS in questo non fa eccezione, così come le altre lingue dei segni. Ne esistono di varie e diverse, una per ogni nazione, e in esse si racchiudono dialetti molteplici per regione e città. Come esempio porto sempre la parola "settembre" che ad Arezzo è segnata in un modo e a Firenze in un altro.
Io ho iniziato il Corso LIS di primo livello presso l'ENS di Arezzo nel settembre 2013, per poi spostarmi l'anno successivo all'ENS di Firenze, e posso dirvi che ho dovuto integrare numerosi segni, per poter rimanere al passo con la mia classe. Tanto meglio, ne ho potuti conoscere di più e mi sono compresa al meglio con chi non segnava al mio stesso modo.
Segnare, sì, non parlare, e il segno è l'equivalente della parola, anche se non è del tutto vero... E' complicato da spiegare, ma una volta che ci sei dentro quella lingua ti cambia la vita. Ti insegna a osservare il mondo da prospettive diverse. Gli udenti sono abituati a discorrere anche senza il contatto visivo. Quante volte, parlando con qualcuno, ci affaccendiamo, scostiamo lo sguardo, diamo le spalle e diciamo la frase che più odio al mondo: "ti ascolto eh". Non è vero! Non mi ascolti! Sei impegnato a fare chissà cosa e non stai guardando me, la mia espressione, la mia postura. Sei altrove e lo sai, ma ti ostini lo stesso a farlo, anche se da fastidio a te, come a me.
Nella LIS sei costretto a guardare, a scrutare ogni più piccolo movimento, espressione, direzione, orientamento, sfumatura... vivi il qui e ora, e non puoi permetterti di perdere neanche un istante di ciò che sta accadendo.
Questo mi ha insegnato lo studio della Lingua dei Segni Italiana, a essere presente nell'attimo in cui qualcosa si manifesta, a non lasciarmi distrarre dal resto, ad amplificare i miei sensi, così come le potenzialità espressive del mio corpo, agente e padrone nello spazio.
Mi ci sono avvicinata per curiosità ed è diventata una parte importante di me, non solo una lingua che stavo studiando. Mi ha permesso di conoscere persone stupende, e altre no per carità, ma pur sempre di entrare in contatto con l'altro.
Oggi inizio il Terzo Livello, e mi sento come una bambina che torna a scuola, impaziente di mostrare a tutti il proprio zainetto nuovo! Io sfoggerò il mio quaderno Arbos, come ho fatto negli anni scorsi - ho le mie fissazioni, e per quanto riguarda lo studio rasentano livelli maniacali!
Varcherò quella soglia ritrovando vecchi amici e nuovi compagni di banco, felice di aver tenuto duro - non pensate che sia semplice! E' una lingua complessa e articolata, segue le sue regole e contiene un universo di eccezioni, ma ne vale la pena!
Per chi volesse informazioni, consiglio di andare sul sito dell'ENS e di cercare la sede più vicina alla propria città. Prendere informazioni non costa niente, e può aprire nuovi percorsi.
Buon inizio di scuola a me e ai mie compagni di corso!

Ah, ps: La Lingua dei Segni Italiana non è riconosciuta per legge dal nostro mitico stato italiano. La battaglia per il riconoscimento della LIS è lunga e difficile e vanta anni di impegno da parte delle numerose associazioni - fra cui l'ENS appunto, la più capillare e presente in Italia - sparse per tutto il suolo italiano. Ovviamente si tratta di un primato italiano - quello di non riconoscerla per legge intendo - dietro a cui si celano lobby farmaceutiche e dottori pro-impianto che farebbero impallidire chiunque. Credo, però, che con l'informazione e l'impegno da parte di tutti - sordi e udenti - riusciremmo a produrre risultati concreti, che già in qualche regione si iniziano a vedere.
In tal caso la scelta per l'impianto potrebbe essere una delle tante opzioni e non la più allettante, come in effetti lo è oggi.
Poiché un udente, con un figlio sordo, di fronte al dottore che spiega le numerose soluzioni chirurgiche - passate anche dallo stato, o quantomeno cofinanziate - potrebbe essere messo a conoscenza di una valida alternativa: quella di imparare una lingua insieme al proprio figlio e di concedergli la possibilità di esprimersi al meglio. In entrambi i casi andrà bene, ma almeno saranno state esposte tutte le strade possibili, e non solo alcune perché più fruttuose.
L'ENS, infatti, di fronte a chi chiede informazioni al riguardo, non inneggia a "Viva la LIS, abbasso l'impianto!". Dona tutte le informazioni, perché i genitori possano scegliere in piena libertà e coscienza personale. Lo Stato dovrebbe fare altrettanto!

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