giovedì 10 settembre 2015

Differenti prospettive

Stamattina, mentre mi dilettavo nel consueto appuntamento fisioterapico presso l'Istituto Gaetano Palloni di Montevarchi (anche se lo sapete, sempre meglio ribadire il concetto), mentre morivo nella macchina della morte - tesa a migliorare l'elasticità dei movimenti e che detesto quanto l'herpes genitale, ma che funziona! - per non pensare al dolore lancinante che stava imperversando in tutto il mio corpo, mi sono messa a spulciare i social, sperando che qualche post mi intrattenesse nei 10 minuti più lunghi della giornata. Avrei volentieri ascoltato musica, ma avevo dimenticato gli auricolari a casa, accidenti a me! Scorrendo la home di Facebook, dopo le solite frasi del buongiorno - che fanno sempre piacere - e qualche video esilarante, mi è apparsa questa foto,
con una Lisa Fusco gessata (in tutti i sensi) e una Barbara D'Urso in stile #pinkgirl, intonata per l'occasione con il tappetino e la pianta nello sfondo. Di fianco vi riporto anche la meravigliosa didascalia che la accompagna (corredata di 245.789 hashtag del caso)


Un abbraccio a tutti quelli che mi hanno sostenuta e a tutti quelli che hanno fatto ironia sul mio caso ...#volevodedicareunaspaccata #lisafuscospaccata#lisafuscounadinoi #spaccata #lisafuscoforpresident#misonfattamale #inginocchiodate #Caduta#mezzogiornoitaliano #barbaracarnelitadurso@cristianomalgioglioreal @barbaracarmelitadurso @sanpirro #tgcom24 @ivandrota #colcuore#solocosevere #pomeriggio5 #mediaset

Terminati i dieci minuti, ho chiuso il telefono e continuato con i miei esercizi. Solitamente i giorni dedicati alla fisioterapia in istituto per me sono lunedì, mercoledì, venerdì, dove l'ultimo in piscina (riscaldata, una goduria!), ma dato che fino a lunedì sarei stata impegnata per lavoro, la settimana scorsa fissai le sedute mercoledì, giovedì e venerdì. Oggi, quindi, non erano presenti gli avventori abituali (fra cui l'omino delle foto che riscuote sempre grandi consensi, e di cui anche oggi qualcuno ha sentito la mancanza). Sarei stata l'intrusa e temevo di non trovare sostenitori della mia spasmodica allegria mattutina, che non tutti sanno apprezzare; inoltre, si sa, quando ci si abitua a determinate persone, ai loro meccanismi, alle battute, agli orari anche che ci vedono attendere l'arrivo del tale, o dell'altro, è difficile staccarsene, strano dover entrare in rapporto con lo sconosciuto davanti a te. Dopotutto siamo sempre dentro un istituto riabilitativo, e i casi presenti non sono proprio semplici, quantomeno alcuni di loro.
Stamattina, infatti, erano presenti una donna non più molto giovane, ma definirla anziana non mi piace, con evidenti problemi di deambulazione, e con un sorriso di una dolcezza tale che avrebbe potuto illuminare la giornata anche a Gargamella, e un uomo,  sulla sessantina credo, colpito da ictus e con una parte del corpo completamente bloccata. Li guardavo combattere con difficoltà enormi, gioire di un piccolissimo movimento - aprire e chiudere la mano attorno a una pallina, o piegare il piede avanti e indietro, ad esempio - e sorridere, tanto, sempre. La faccia mai tesa, occhi grandi e intenti a seguire ogni piccolo istante del movimento da compiere, qualche frase sui ricordi del passato, qualche battuta sulla moglie o i figli. E in tutto questo c'ero io, che mi lagnavo silenziosamente (per loro, ovviamente, per me avevo una Caterina polemica in testa che "bubava" sul ginocchio destro, stanotte troppo capriccioso). Mi sono guardata con sdegno, critica verso me stessa e le mie fisime emotive. Di fronte a me avevo persone che si sarebbero potute lamentare a dismisura e a ragione, che nonostante tutto sorridevano e perseveravano, e io che, assai più giovane di loro e con maggiori energie, posso rimettere in sesto il mio corpo con meno difficoltà e con più tempo - a prescindere dal fatto che forse mi dovrò operare a entrambe le ginocchia, lo si può fare e non ne morirò! - pigolavo come un brontolo mestruato e misantropo. 
Posso dirlo? Mi sono fatta pena, e ho subito cambiato prospettiva e intenzione. Avrei dato il massimo e se il ginocchio avesse mugolato - come in effetti continuava a fare - pace!
Ad un certo punto, quell'uomo timido e claudicante se ne esce con una battuta esilarante, seppur proferita in una situazione che di comico aveva ben poco. Seduto, con l'ausilio di un istruttore, doveva controllare il piede in un esercizio che per molti di noi sarebbe stato banale, e quel maledetto non voleva proprio rispondere ai suoi comandi. Dopo qualche minuto - dove io iniziavo a provare una compassione pari alla visione del gattino della Barilla - ha esclamato: "Madonna questo piede! Non mi riesce di governarlo! Proprio come la mi' moglie!" ed esplode in una risata che avrebbe riempito uno stadio!
Impossibile non esserne contagiata, impossibile non riflettere su quanta potenza ci fosse in quell'attimo così inaspettato.
E poi mi torna in mente, come una scoppiettata, la foto di quella subrettina al fianco dell'altra subrettona, due persone che al mondo daranno ben poco e che si ritrovano a essere famose per il niente; mi batte in testa la sua frase "Un abbraccio a tutti quelli che mi hanno sostenuta e a tutti quelli che hanno fatto ironia sul mio caso", di un patetismo al limite del sopportabile, che denota quanto poco questa persona viva la realtà odierna.
Mi sarebbe venuto di scriverle: "Creatura della terra, cosa ti aspettavi scosciandoti in diretta nazionale, senza che nessuno te l'avesse chiesto - la presentatrice era alquanto allibita e contraria alla tua improvvisata performance - cosa volevi che facessero i poveri mortali di fronte a tanta inutile televisione se non ridere di gusto e farne un caso nazionale? Inoltre grazie a tanta ironia, come tu la definisci, il tuo nome è finalmente conosciuto ai più, anche a quelli come me che di te non avrebbero mai sentito parlare e se ne sarebbero fregati altamente delle tue spaccate acrobatiche e tristi."
Poi mi sono resa conto che sarebbe servita a poco, che questa riflessione era inutile quanto le sue spaccate e che potevo tranquillamente essermi grattata il lato b, con gusto anche, invece di impegnarmi a farla.
Allora l'ho lasciata lì, nello spogliatoio della palestra, consapevole che non ne avrei sentito la mancanza e che nessuno l'avrebbe raccolta.
Ma una cosa te la vorrei dire davvero, subrettina - a te a tutte le persone come te, famose o meno, che si lamentano senza una ragione, e di cui ahimè, è pieno il mondo:
Perché non vieni con me giovedì prossimo e osservi la straordinaria magia della vita, la forza infinita di un claudicante signor nessuno che combatte ogni giorno con difficoltà di cui non ha colpa e che non osa lamentarsi, mai... perché non vieni anche tu?
Chissà se di fronte a tanta meraviglia non riusciresti davvero a capire quale dovrebbe essere il senso di tutto?! 
A me è successo, provare per credere.

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