venerdì 19 febbraio 2016

Era il 23 gennaio 2016...

Era il 23 gennaio 2016, un giorno che ad oggi sembra così lontano, forse quasi mai esistito. Eppure quel giorno io c'ero, me lo ricordo bene e ci sono foto ad attestarlo. Io c'ero e camminavo lentamente seguita da quattro persone - poche direte voi, è vero, ma necessarie al mio scopo, anzi il numero esiguo era quasi preferibile. 
Eccomi lì, all'inizio di piazza San Jacopo ad Arezzo, che mi dirigo silenziosa e lenta di fianco a una folla gremita, ammasso di persone colorate, persone arcobaleno; e non perché fossero tutte gay, se a qualcuno fosse venuto il dubbio, quanto piuttosto perché di ogni età e sesso,  colore e forma, e anche orientamento sessuale, certo. Io nera come la pece rappresentavo il pensiero che inneggia alla "Famiglia normale" - che già da sola come espressione mette paura - incarnavo quella parte del paese ancora convinta che nel 2016 vi siano vite di Serie A e di Serie B, persone migliori di altre solo perché la loro natura è consona a quella di chi punta il dito e risponde alle richieste di una convenzione sociale saldamente radicata e barbaramente mantenuta.
"Non fraintendere, io ho tanti amici gay e lesbiche e gli voglio bene, ma.." che vuol dire? Il senso di questa frase cosa significa?
"Per me possono fare quello che vogliono, basta che lo facciano a casa loro!" che vuol dire? Anche a me fa senso pensare a due che se la godono davanti così a caso, etero o gay che siano - non sono una purista, ma a me i porno non sono mai piaciuti; ho sempre preferito sperimentare sul campo, e lo mio amodes è un eccellente compagno di sperimentazione! (Ti amo!)
"Massimo rispetto per tutti, ma qui si tratta di difendere i diritti dei bambini!" che vuol dire? I bambini esistono, ci sono, e se ne fregano se sono figli di un babbo e una mamma, di due mamme, di due babbi, si interessano solo a una cosa: se vuoi loro del bene, e quanto! Ecco cosa cercano!
Inutile dire che sono migliaia gli esempi di famiglie con un unico genitore (per le più diverse ragioni) i cui figli sono cresciuti senza troppe complicazioni, così come è inutile dire che ci sono troppe famiglie normali al cui interno vi sono problemi ben più gravi del sesso dei genitori.
La famiglia è un concetto assai complicato; spesso non è come la vorremmo, talvolta ci appartiene solo in parte e nella maggior parte dei casi forma una storia a sé, personale, intima, in cui è difficile entrare e dare giudizi.
Ve ne sono di problematiche, a tratti anche assurde, ma il "problema" se c'è è da ricondurre alla persona in sé, piuttosto che al suo sesso. La convivenza fra esseri umani è tanto necessaria quanto difficile, e la famiglia ne è la sua minima espressione, un microcosmo che va formandosi giorno per giorno, che struttura regole proprie sulla base di esperienze pregresse dei componenti e nuovi fattori di disequilibrio. La mia famiglia, assolutamente fuori dall'assioma di famiglia naturale - io e mio fratello figli di un secondo matrimonio e con una sorella solo da parte di padre, ma che è sorella a tutti gli effetti, anche se non ha vissuto con noi... vabbè, è complicata ma bellissima, posso assicurarvelo! - la mia famiglia, dicevo, cambia continuamente e non è certo uguale a quando i miei genitori si incontrarono, a quando decisero di convivere, a quando nascemmo io e mio fratello o a quando, con due figli di 6 e 5 anni, decisero di sposarsi (io c'ero e me lo ricordo bene, ero ovviamente la più bella della festa, con ben tre cambi d'abito!). Le dinamiche che si sono andate formando hanno determinato le mie esperienze, così come le mie esperienze hanno mutato le dinamiche interne al nucleo strampalato che siamo! E poi il matrimonio di mia sorella, due nani di nipoti che più belli non potevano essere, e via ancora verso un nuovo matrimonio - mio fratello è chiaro, non pensate male! Io mi limito a fare da testimone a questo e a quello, ma niente di più! - insomma avete capito, un coas di nuovi membri e feste, tragedie e lacrime, come la vostra, come quella del fruttivendolo, dell'impiegato delle poste o del macellaio. Famiglie, e questo ci basti per pennellare tutte le sfumature che in quella parola vogliamo intendere. 
Se, allora, esistono così tante tipologie di famiglie che generalizzare equivarrebbe a banalizzarne l'importanza nella vita di ognuno di noi - bella o brutta che sia - perché si devono identificarne di giuste o sbagliate, perché uomo-donna sì, donna-donna e uomo-uomo no?
Se mia madre mi avesse cresciuta da sola con mia nonna, non avrei avuto una famiglia - in un certo modo - omogenitoriale? Suppongo di sì. Stessa cosa se mio padre mi avesse cresciuto con suo fratello, suo padre e via dicendo... 
"Ma non sarebbero stati una coppia!"
Ecco il problema: l'omosessualità, punto. Ancora oggi NON CI PIACE. Ditelo, ad alta voce però, senza volervi nascondere dietro a panegirici che farebbero rabbrividire il peggiore degli avvocati (non me ne voglia la categoria, mi sarebbe piaciuta come professione). Non ci piace e basta - non piace a voi per essere sinceri, perché a me va benissimo, anzi andrebbe sperimentata (io l'ho fatto!), ma forse è un concetto troppo estremo e mi fermo qui.
Vorrei però porre un quesito, sperando di non cadere in errori matematici... amodes abbi pietà di me! (lui è un matematico statistico e ho detto tutto):
Se l'omosessualità contraddistingue una condizione per cui non si è adatti a formare un nucleo familiare;
Se la famiglia è il microcosmo minimo su cui si fonda la nostra società - ce l'avete sbandierato in faccia, rintronandoci fino all'ossesso con questo baluardo della famiglia normale - e che della società è specchio;
Significa che l'individuo omosessuale - in quanto tale - non è capace di soddisfare al compito sociale, è inadatto a contribuire alla struttura della società che sulla famiglia si fonda.
Se, però, è inadatto a contribuire alla struttura della società, poiché in quanto omosessuale è per natura innaturalmente adatto a tale scopo, perché mai dovrebbe esserne sostenitore economico? (Voi paghereste una cena in un ristorante per stare fuori nel parcheggio e farla mangiare tutta a quello del tavolo accanto al vostro? Anche no!) 
Ne consegue che: gli omosessuali non devono pagare le tasse per ciò che concerne la famiglia e la sua struttura.
Faccio un esempio:
Perché io donna omosessuale che NON POSSO formare una famiglia, dovrei pagare le tasse per sostenere il pulmino pubblico e messo a disposizione dal comune dove vivo per portare i bambini a scuola di cittadini naturalmente predisposti al proseguimento e alla strutturazione della società? Quella tassa la lascerei a loro, sono figli loro, mica miei, io sono naturalmente inadatta a farmi una famiglia!
Ne faccio un altro:
Perché io uomo omosessuale che NON POSSO formare una famiglia dovrei pagare le tasse per l'assistenza sanitaria del reparto di maternità se per natura sono incapace e inadatto a farmi una famiglia e quindi a procreare? Se la paghino gli eterosessuali che possono per natura fare figli, ed essere accettati dalla società cui stanno contribuendo in modo corretto (secondo natura), a prescindere dal fatto che per cervello siano adatti o meno a crescere un figlio.
Ecco, allora potrei darvi ragione. 
Ultimissimo esempio:
Due anni fa sono stata in vacanza in Corsica con lo mio amodes, suo fratello e fidanzata. Io ero l'unica a non poter bere latte o mangiare alimenti che lo contenessero, quindi mi ero accuratamente portata cose da casa. Ogni mattina facevamo la spesa (eravamo in campeggio) per quello che avremmo mangiato durante il giorno. Va da sé che ciò che conteneva latte io NON LO PAGAVO, perché non ne avrei potuto usufruire. 
Qui è lo stesso: posso farmi una famiglia? Bene pagherò le tasse che devo. Non posso farmela e mi è interdetta qualsiasi possibilità di riconoscere la mia coppia come tale? Benissimo, lo accetto, ma non voglio pagare per chi lo può fare. Se lo paghi da sé!
"Ma è assurdo questo ragionamento!"
Non più del vostro miei signori della famiglia normale (mi fa senso ogni volta che lo scrivo).
Guardatevi intorno: che cosa è normale al giorno d'oggi? E' davvero questa la battaglia contro cui volete combattere? O ce ne sarebbero altre che meriterebbero più attenzione?
Iniziamo ad accettare e ad accogliere, perché quando toccherà agli altri accettarvi e accogliervi sarà brutto ricevere la porta in faccia.
Io quel 23 gennaio 2016 camminavo interpretando quello che non avrei voluto essere, orgogliosa di vedere che i tanti accorsi in piazza a sostenere le unioni civili nemmeno facevano caso a me... Purtroppo a tutti voi che fate muro devono fare caso per forza, perché siete voi a costringerli in un "non puoi, non devi, non sei, non farai". 
Quante piazze gremite e sonanti? Quanti baci, sorrisi, scherzi, sguardi, mani, lacrime e parole hanno inondato l'Italia (e non solo) quel giorno ?
Quando l'uomo scende in piazza per combattere in nome di un diritto diviene poesia, quando lo fa per negare un diritto che lui ha, a chi è come lui, diviene cosa?
Voi, dal basso delle vostre ottuse visioni, cosa siete divenuti? Quante piazze dovremo riempire per dimostrare che l'uguaglianza fra gli uomini non è e non può rimanere una frase fatta?
Se la risposta è milioni, che sia! A me camminare piace, e lentamente piace ancora di più. Che si consumino le scarpe, si sbuccino i piedi, si stanchino le gambe, io continuerò a camminare in piazze arcobaleno come le persone che le riempiranno.

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